La CGIL Trentino, guidata dal segretario generale Andrea Grosselli, denuncia una grave disparità tra crescita economica e retribuzioni lavorative. Nonostante l’aumento della ricchezza prodotta, i benefici non sono stati equamente distribuiti tra i lavoratori della provincia. I dati dell’Istat confermano una discrepanza significativa tra la crescita economica e gli stipendi medi, soprattutto confrontando il Trentino con altre regioni limitrofe come Bolzano.
Secondo Grosselli, le imprese e la giunta provinciale devono trasformare le promesse in azioni concrete, redistribuendo la ricchezza in modo più equo verso chi contribuisce quotidianamente alla sua creazione. Le retribuzioni, aggiunge, “non hanno più alibi” e devono ora abbandonare una logica di “avidità” per promuovere la contrattazione integrativa territoriale.
Dati economici che parlano chiaro
La crescita economica in Trentino è evidente, ma non sembra tradursi in miglioramenti significativi per i lavoratori. Tra il 2019 e il 2023, le retribuzioni dei dipendenti a tempo pieno sono aumentate solo del 6%, un dato inferiore rispetto al 10% registrato nella vicina Bolzano. Questo divario si riflette anche nelle retribuzioni medie annue pro-capite: nel 2023, il Trentino si posiziona al diciassettesimo posto a livello nazionale con 35.253 euro, ben al di sotto del terzo posto di Bolzano, che registra una media di 40.339 euro.
Inoltre, il Trentino si colloca anche al di sotto della media nazionale, che supera i 36.000 euro annui. Questi dati evidenziano una situazione che necessita interventi urgenti per colmare il divario con altre aree del Paese.
L’appello della CGIL
La CGIL non usa mezzi termini nel sollecitare un cambiamento. Grosselli sottolinea che è necessario un maggiore impegno per incentivare la contrattazione integrativa territoriale, uno strumento che potrebbe garantire una distribuzione più equa della ricchezza prodotta. La crescita economica della provincia deve tradursi in benefici concreti per i lavoratori, che continuano a percepire stipendi inferiori rispetto a regioni con dinamiche economiche simili.
L’appello è rivolto non solo alle imprese, ma anche alla giunta provinciale, affinché intervengano con misure mirate per ridurre il gap salariale. Il periodo natalizio, simbolo di solidarietà e condivisione, diventa così un’occasione per riflettere sulla necessità di un’economia più inclusiva e giusta.