Brevetti: male l’Umbria

Giorgio Mencaroni

L’Umbria non partecipa al balzo post-pandemia della ricerca italiana, le cui “invenzioni” pubblicate in Europa crescono del 2% nel 2021 grazie soprattutto alla farmaceutica, biotecnologia e chimica.

Emerge dall’ultima analisi effettuata da Unioncamere–Dintec.

Le domande di brevetto europeo pubblicate in Umbria nel 2021 restano infatti a quota 26, come nel 2020 e 2019, mentre in Italia tra il 2021 e il 2020 sono cresciute da 4mila 465 a 4mila 555 (+2%), mentre un aumento ancora più consistente del dato italiano si ha nel confronto 2021-2019 (+7,4%). Di conseguenza, il già flebile peso dei brevetti umbri sul totale nazionale (0,58% nel 2020 e 0,61% nel 2019) si indebolisce ancora, scendendo a 0,57%.

L’Umbria nel 2021 registra il risultato peggiore tra le regioni del Centro e il quattordicesimo a livello nazionale.

Non è una novità, purtroppo. Basti pensare che, complessivamente, nel periodo 2008-2021 il peso dei brevetti pubblicati in Umbria (357) sul totale pubblicato nello stesso periodo a livello nazionale (56mila 479) è stato dello 0,63%, con il massimo toccato nel 2016 (0,79%) e il minimo nel 2010 (0,48%). Insomma, un terzo circa del peso che l’economia umbra, in termini di Pil, ha sull’economia nazionale.

Ciò che balza agli occhi, restando agli ultimi anni, è che l’indicatore dei brevetti – una delle principali ‘spie’ della spinta innovativa del sistema imprenditoriale – ristagna su livelli molto bassi e questo crea timori sul potenziale di sviluppo della regione, visto che la competizione si gioca ormai su livelli di qualità e innovazioni crescenti.

In dettaglio, delle 26 domande umbre di brevetto pubblicate nel 2021 ventuno sono state presentate da imprese, una da enti di ricerca e quattro da soggetti privati. A livello di province, 23 domande riguardano la provincia di Perugia e 3 quella di Terni.

L’analisi per campo tecnologico mostra che nel 2021 in Umbria il campo delle “necessità umane” e quello delle “tecniche industriali e trasporti”, con 16 brevetti pubblicati, assorbono oltre il 60% della capacità inventiva umbra del ‘made in Italy’. Due brevetti riguardano invece la “chimica e metallurgia”, due l’elettricità e uno la fisica.

Nella regione quasi un brevetto ogni nove si riferisce alle KET (Key Enabling Technologies), le tecnologie che la Commissione Europea considera abilitanti a tutti gli effetti, grazie alla loro diffusione pervasiva in tutti i settori di attività. Un dato anche qui molto basso, visto che nella media nazionale si riferisce alla categoria KET un brevetto su cinque.

Restando in quest’ambito, vale dare nota che, a livello nazionale, tra le sei categorie delle KET – il biotech, la fotonica, i materiali avanzati, la nano e la microelettronica, le nanotecnologie e la manifattura avanzata – quest’ultima (che si riferisce all’automazione, alla robotica e all’Internet of Things), con 676 domande pubblicate, rappresenta oltre il 74% di questi brevetti. L’anno scorso è cresciuto il peso delle biotecnologie industriali e quello della nano e della microelettronica.

Quanto alle tecnologie green, l’Umbria nel 2021 conta un solo brevetto.

Il presidente della Camera di Commercio dell’Umbria, Giorgio Mencaroni, commenta: “I dati sulle domande umbre di brevetto europeo non sono certo esaltanti, confermando e anzi aggravando la situazione precedente, visto che a livello nazionale nel 2021 si è registrata una crescita del 2%, che diventa +7,4% se il confronto si fa tra il 2021 e il 2019. Si tratta di un tema di grande rilevanza perché evidenzia – cosa non nuova, peraltro – le difficoltà del sistema produttivo umbro a salire nei livelli di competitività e di crescita potenziale, trainata dalle nuove tecnologie. Ciò impone di moltiplicare gli sforzi per incentivare il sistema economico regionale a mettersi su una prospettiva solida di modernizzazione e innovazione, in cui le ‘invenzioni’ giocano un ruolo cruciale. Un tema che è già al centro dell’azione delle istituzioni, ma la cui azione operativa va indubbiamente rafforzata. La Camera di Commercio dell’Umbria farà, come sempre, la propria parte, conscia che in una regione che vanta una presenza universitaria significativa, la sfida può essere certamente difficile ma non improba”.

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