Allevatori in crisi, dar da mangiare agli animali costa il doppio, le aziende che producono agrumi sono al collasso. Tra i fertilizzanti, l’urea è passata da 35 a 100 euro al quintale, il solfato di ammonio da 19 a 50 euro al quintale. Nel frattempo, diminuisce il prezzo riconosciuto all’olio evo. E non vanno dimenticati i florovivaisti sul lastrico per cercare di alimentare le celle di conservazione e le lampade per l’infiorescenza. Il presidente di Cia Puglia, Raffaele Carrabba, dice: “Il costo di un pieno di benzina vale tre volte quanto riconosciuto all’ingrosso alle arance”.
Siamo alla crisi,in ogni singola provincia di Puglia. Il prezzo del gasolio è passato da 70 centesimi a oltre 1 euro al litro, il che significa +30 per cento per le operazioni nei campi. Gli aumenti dell’energia elettrica vanno ad abbattersi su interventi necessari come le irrigazioni di soccorso per le colture che vanno preservate dalle lunghe siccità. Gli allevatori pugliesi stanno pagando anche loro un prezzo altissimo: un sacco di mangime da 25 chili ha registrano aumenti dai 2,5 ai 5 euro. Il prezzo del latte alla stalla, intanto, continua a essere troppo basso.
Sono aumentati dal 30 al 50 per cento i trattamenti fitosanitari. Il diserbo delle colture può costare dal 20 al 40 per cento in più. È una crisi che parte nei campi e prosegue nei magazzini dove si fa imbottigliamento e nelle aziende e cooperative di prima lavorazione e trasformazione dei prodotti. Chi deve mantenere temperature costanti, spende il 50 per cento in più di energia elettrica.
San Valentino rischia di essere il funerale dei florovivaisti. Tanti hanno deciso di rinunciare alla produzione a causa delle cifre esorbitanti per gasolio ed energia elettrica.
“La realtà dei fatti è che l’agricoltura soprattutto, vale a dire il primo e fondamentale anello della filiera produttiva del Paese, sta vivendo un’emergenza di dimensioni epocali, perché sul comparto primario e sulla zootecnia la crisi dei rincari si sta innestando su problematiche già in essere, come quella dei prezzi riconosciuti ai produttori”, ha dichiarato Carrabba. “Nessuno parla, ad esempio, del fatto che il prezzo base dell’olio extravergine d’oliva riconosciuto ai produttori è nuovamente in calo. Per non parlare di altri prodotti. Oggi, le arance pugliesi all’ingrosso vengono pagate circa 40 euro al quintale: un pieno di benzina può costare fino a tre volte di più”.
Manca poi la manodopera e ciò costringe molti produttori a rinunciare al raccolto. In particolare per ciò che riguarda gli agrumi. “La rabbia e l’esasperazione sono crescenti tra gli agricoltori. In tv continuiamo a sentir parlare di vax e no-vax, di crisi delle coalizioni politiche, di tutto fuorché delle migliaia di posti di lavoro che stanno andando in fumo e delle aziende costrette a chiudere. Va bene sostenere la nascita di nuove aziende, ma prima ancora è necessario fare in modo che le imprese già esistenti non chiudano. La politica non faccia finta di non vedere, rischiamo il collasso”.