Un progetto per analizzare gli effetti della microgravità sulle cellule del muscolo scheletrico. Si tratta di MyoGravity, che si inserisce nella missione VITA-Biomission e a cui partecipano anche due ricercatori dell’Università di Perugia: Guglielmo Sorci (docente di Anatomia umana) e Sara Chiappalupi (assegnista del Dipartimento di Medicina sperimentale).
Il progetto è particolarmente importante perché il muscolo scheletrico è tra gli organi più colpiti nei viaggi di lunga durata nello spazio e quindi, come sottolinea Sorci, “l’attenzione a questi aspetti è legata al fatto che l’attuale obiettivo della Nasa è una missione umana su Marte”. Non mancano però anche risvolti utili per la medicina ordinaria, in quanto le informazioni che si otterranno grazie a MyoGravity “saranno utili anche per comprendere meglio certe patologie che hanno alla base i meccanismi dell’atrofia muscolare”.
“In assenza di gravità – spiega Sorci – il muscolo scheletrico va incontro ad atrofia, con perdita di massa muscolare e alterazione nella composizione delle miofibre, rappresentando un problema in potenziali viaggi di lunga durata nello spazio”.
Per analizzare l’effetto della permanenza in orbita i ricercatori di MyoGravity si servono della Stazione spaziale internazionale. “La ISS – sottolinea Sorci – è un luogo ideale per questo tipo di studi perché, gravitando in orbita terrestre bassa, risente della quasi assenza di gravità, o microgravità”.
I ricercatori, tutti italiani (oltre a Sorci e Chiappalupi, la professoressa Stefania Fulle e la dottoressa Ester Sara Di Filippo entrambe dell’Università di Chieti-Pescara) e finanziati dall’Agenzia Spaziale Italiana (Asi), hanno isolato cellule staminali adulte da biopsie di muscolo scheletrico che sono state eseguite su volontari e su Paolo Nespoli (l’astronauta italiano in missione sulla ISS da fine luglio a dicembre). Una parte delle cellule satelliti isolate da Nespoli sono state amplificate e spedite sulla Stazione spaziale lunedì 14 agosto con il lancio di SpaceX-12 e del modulo Dragon, che conteneva i rifornimenti e una serie di esperimenti scientifici. Le cellule inviate sulla ISS saranno poi confrontate con quelle coltivate a terra e in contenitori standard di microgravità simulata. Sulla Stazione spaziale sono state inviate anche cellule muscolari murine iperesprimenti il fattore di crescita IGF-1; queste servono per verificare gli effetti protettivi dell’IGF-1 nei confronti dell’atrofia muscolare da microgravità.
L’assemblamento delle cellule è avvenuto da parte dello staff italiano nei laboratori della Nasa presso il Kennedy Space Center.