Mercato del Mobile: Veneto, export supera i livelli del 2019

Settore del mobile in ripresa anche a Verona: nei primi tre mesi, l’export ha infatti superato l’era pre-covid. Lo evidenzia lo studio L’industria italiana del mobile: sfide e opportunità di crescita, condotto e presentato al Salone del Mobile di Milano da Gregorio De Felice, chief economist di Intesa San Paolo, partner istituzionale della mostra.

Nel primo semestre del 2021, il fatturato è tornato oltre i livelli della pandemia: +12,9 per cento sul 2019. Pure il distretto del mobile in stile di Verona è ripartito alla grande, +6 per cento delle vendite estere tra gennaio e marzo, incremento in valore di 1,3 milioni di euro.

Nicolò Fazioni, l’uomo che si occupa delle relazioni istituzionali, marketing territoriale e branding per il Consorzio di tutela del mobile di Verona Lignum, 54 aziende associate, ente di governance del distretto riconosciuto dalla Regione, dice: “In netto recupero è soprattutto il mobile d’arte prodotto nel triangolo Bovolone – Cerea – Isola Rizza da imprese medie, tra i 20 e i 50 dipendenti, con commesse provenienti quasi tutte da oltre confine”.

“Si allarga il bacino dei compratori, che ora comprende anche i Balcani”. Spiega ancora Fazioni: “Le commesse interne vanno pure bene. Arrivano per lo più dal Trentino Alto Adige e dal Centro Sud. Ne beneficiano le imprese che si sono digitalizzate e offrono rendering di arredi acquistabili, adattati alle esigenze dei singoli contesti. In generale, i contributi della Regione per la digitalizzazione sono stati decisivi per consentire alle aziende di dotarsi di cataloghi online e strumenti sociale”.

Preoccupa, però, l’aumento del prezzo del legno: “I nostri gruppi di acquisto funzionano per trasporti, energia e ferramenta, ma non abbiamo ancora la forza di imporci sul mercato del legname. A causa dei rincari, alcuni contract negli Usa sono già saltati”.

Per dare una mano al comparto, Intesa San Paolo offre alle pmi del Sistema Casa due plafond, nel quadro del programma Motore Italia, per investimenti per ridurre l’impatto ambientale (un miliardo) e allo sviluppo di attività all’estero (500 milioni).

Le imprese del mobile con certificazioni ambientali o Emas o Fsc hanno segnato mediamente +6,7 per cento di ricavi tra il 2017 e il 2019, contro il +1,8 per cento delle altre. Un contributo può arrivare dalle filiere di prossimità, diffuse nel nostro Paese, che permettono il controllo della salvaguardia dell’ambiente da parte dei fornitori, anche a chilometro zero.

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