Urgenza di riforma nella distribuzione carburanti

Distributore di carburante

In questo momento critico per i gestori della distribuzione carburanti, emerge con forza la preoccupazione di un possibile abbandono del settore, dovuto alle problematiche legate alla legge 32/98. È fondamentale evidenziare che questa normativa, con le sue integrazioni, non ha regolato in maniera equilibrata il settore della distribuzione carburanti. Essa non ha infatti garantito stabilità né alle compagnie petrolifere né ai gestori, compromettendo sia la figura professionale dei gestori sia la competitività del mercato. Questo è evidente nel differenziale tra self-service e servito, dove i 30 centesimi di differenza sono assorbiti dalle compagnie, penalizzando il libero mercato e le imprese. Lo fa sapere il presidente di Angac – Confsal, Giuseppe Balia.

Attualmente, assistiamo all’applicazione di contratti di appalto legittimati da un ministero che avrebbe dovuto correggere tali disuguaglianze. È essenziale porre fine all’applicazione retroattiva di questi contratti, che in passato erano stati dichiarati illegali, senza che venissero imposte sanzioni adeguate.

Si cerca ora di legittimare questi contratti dal punto di vista giuridico, aggirando l’utilizzo di manodopera con risorse provenienti da società discutibili, trasformando così il gestore in un subordinato obbligato ad aprire una propria società per svolgere il servizio. È lecito chiedersi quali siano i parametri di compensazione o le tabelle di impresa da applicare, poiché senza di essi si rischia un vero sfruttamento e il conseguente fallimento degli operatori. Inoltre, le bonifiche ambientali rappresentano un vantaggio per le compagnie petrolifere, ignorando il buonsenso ambientale ed eliminando i carotaggi. In questo contesto di pseudo-riforma, il gestore, sia come società che come persona fisica, potrebbe ottenere al massimo 20 mila euro per uscire dal settore, creando un evidente squilibrio tra i vari operatori del mercato: favori per i potenti e rovina per i gestori.

Per questi motivi, riteniamo indispensabile avviare immediatamente un percorso di opposizione concreto ed efficace. Proponiamo a tutte le associazioni di rappresentanza del settore, firmatarie di accordi e non, di instaurare un tavolo di confronto sulle modalità attuative per contrastare questo decreto legislativo.

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