Le eccellenze enogastronomiche del Made in Italy si confermano tra le più apprezzate, sia sui mercati esteri più maturi sia su quelli emergenti. Cresce quindi l’export e la spinta da parte delle aziende italiane verso gli investimenti in strategie di comunicazione mirate a intercettare il sistema di domanda/offerta.
Un quadro confermato dalle ultime statistiche fornite da Nomisma, realtà specializzata in ricerche di mercato, che delineano il nuovo record dell’export italiano raggiunto nella prima metà dello scorso anno: 28,5 miliardi di euro (+21% rispetto al 2021). Un risultato significativo soprattutto se paragonato allo stesso periodo in Germania (+15%) e in Francia (+16%). Grazie a questo, l’Italia è riuscita a occupare il sesto posto tra gli esportatori mondiali di prodotti alimentari e bevande, dietro a Stati Uniti, Germania, Paesi Bassi, Francia e Brasile.
Il primato italiano è legato all’export di pasta e conserve di pomodoro, con quote rispettivamente del 29% e del 44%. L’esportazione dei vini è al secondo posto, con il 24% per gli spumanti e il 21% per i vini fermi, insieme a quella dell’olio extravergine di oliva a quota 20%.
Grandi potenzialità di crescita si segnalano negli Stati Uniti, dove la presenza dei prodotti italiani è non solo consolidata ma molto apprezzata dal mercato, la cui capacità di spesa risulta elevata a fronte di una considerevole attenzione verso l’ambito food del Made in Italy. Come anticipato, opportunità si registrano anche sui mercati emergenti quali Emirati Arabi, Arabia Saudita e Israele.
A questi si aggiunge il mercato cinese, la cui ripresa è prevista nel corso del 2023, e quello della Corea del Sud che segna tassi di crescita annui dell’export alimentare italiano.