Emergenza cinghiali: incontro alla Provincia di Piacenza

Podrecca, Marchesi e Gasparini

C’era anche Filippo Gasparini, presidente di Confagricoltura Piacenza, all’incontro di lunedì scorso, presso l’amministrazione provinciale, sul contenimento e controllo della fauna selvatica, con particolare attenzione ai cinghiali, per mettere in sicurezza il territorio.

L’incontro era stato convocato dal consigliere provinciale delegato all’agricoltura, Giampaolo Maloberti; presenti anche la responsabile dalla comunicazione di Confagricoltura Piacenza, Elena Gherardi, Giovanni Marchesi e Livio Podrecca. Questi due consulenti, in particolare, su mandato di Confagricoltura Piacenza, si sono prodigati nella stesura del documento, sottoscritto nei giorni scorsi dai sindaci, in cui si chiede al commissario straordinario per la Psa un piano di eradicazione dei cinghiali.

“Riceviamo segnalazioni di una situazione fuori controllo. Sono pericoli per la sicurezza e anche per gli stessi animali che si ammalano e si contaminano” così la presidente dell’amministrazione provinciale, Patrizia Barbieri, introducendo l’incontro a cui hanno partecipato anche numerosi sindaci. Sono intervenuti Enrico Merli, responsabile delle attività faunistico – venatorie, pesca e tartufi della regione Emilia – Romagna (stacp Piacenza), il commissario Roberto Cravedi, responsabile del Nucleo tutela faunistica caccia della Polizia locale della Provincia, i presidenti degli Atc e il loro coordinatore, le associazioni venatorie e le organizzazioni professionali agricole.

Luigino Mondani, presidente dell’Atc 10 che copre le zone di Zerba e Ottone, ha evidenziato: “A Zerba e Ottone la caccia è vietata mentre è ammessa la selezione. Con la caccia mediamente in un anno vengono abbattuti 400 cinghiali, se stiamo fermi un anno si moltiplicheranno ancora e verrà rasa al suolo anche la poca agricoltura che c’è”.

Molti interventi hanno rilevato come il piano di contenimento del cinghiale del 21 novembre 2021 di fatto limiti la caccia e le modalità di abbattimento, ottenendo dunque l’effetto contrario alle sue finalità. Si vuole istituire un tavolo tecnico perché arrivino proposte concrete da attuare immediatamente.

“Il quadro della situazione è lampante – ha detto Gasparini – con le nuove regole avremo sul territorio oltre 1000 cinghiali in più. Sono terrorizzato. Il nostro Pese era un punto di riferimento scientifico per il controllo delle malattie ed eravamo leader della biosicurezza negli allevamenti. Oggi abbiamo il botulino in stalla e non possiamo vaccinare. Quando c’era la Tbc si procedeva con l’abbattimento totale dei capi in stalla, analogamente oggi con la Psa deve essere abbattuta la popolazione dei cinghiali, invece si dispone di andare senza fucili alla ricerca delle carcasse adducendo falsamente che la caccia movimenti gli animali, mentre questi si muovono alla ricerca di cibo e il fenomeno migratorio si manifesta comunque facendo spostare i focolai. Nell’immaginario della gente c’è l’idea che la fauna selvatica vada protetta perché è a rischio di estinzione, invece i cinghiali sono talmente numerosi che diventano loro stessi un pericolo per la sanità della specie. Ditemi se non è un approccio ideologico, del politico che si pone il problema dei consensi, quello alla base di queste leggi che di fatto portano a ridurre gli abbattimenti”.

“I cacciatori sono un’arma insostituibile perché procedono con perizia e capacità, solo l’esercito potrebbe fare altrettanto e guarda caso in Belgio e nella Repubblica Ceca hanno messo in campo proprio l’esercito. Si dia, con gratitudine, facoltà ai cacciatori di procedere come ritengono opportuno con ogni forma di abbattimento, che si chiami caccia o selezione, sia braccata, girata o su altana, con l’unico vincolo della sicurezza, che loro peraltro conoscono molto bene. È assurdo che rischino di prendere un penale se cacciano con un cane in più. Quando c’è il cinghiale nel parco devo avvertire 72 ore prima, intanto il mais se l’è mangiato tutto. O è schizofrenia o qualcuno giochicchia con il Paese e con le nostre vite. Ci dicono di seminare perché serve cibo, poi non abbiamo acqua e i cinghiali devastano i raccolti. I nostri (intendendo gli agricoltori associati) lavorano rassegnati, ma dicono ai figli di andar via. Tornando al problema contingente – ha concluso il presidente di Confagricoltura Piacenza – faccio mia la proposta presentata dal ministro Costa: che ci debba essere controllo sanitario e garanzia di biosicurezza sugli animali selvatici e in tal senso, come Confagricoltura Piacenza, propongo, che si istituisca un centro di referenza e controllo delle malattie degli animali selvatici convertendo il centro di referenza sul benessere animale di Brescia, perché è questa la vera emergenza per il benessere dei nostri allevamenti”.

“Infine – ha concluso – da questo tavolo esce una richiesta unanime affinché si possa procedere in modo snello, efficace e subito con tutte le forme di abbattimento, di selezione e di caccia che gli esperti sul campo ritengono idonee, senza vincolo di orari né di stagione. Il rischio è che la situazione, già sfuggita di mano, diventi irrecuperabile dal punto di vista sanitario e che nei campi gli agricoltori disperati tentino di arrangiarsi con modi che espongono loro stessi a pericoli. Qualora si sia anche ipotizzato un non allineamento tra agricoltori e cacciatori, un programma siffatto azzera qualsiasi possibile incomprensione tra agricoltori e cacciatori. Chi in questo momento preferisce disquisire di cavilli normativi è in malafede e non vuole uscire dell’emergenza”.

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