Fonti rinnovabili: Marche, investimenti bloccati da burocrazia e costi

Energia idroelettrica

Pronte a investire nell’autoproduzione di energia elettrica, ma irrimediabilmente bloccate dalla burocrazia e dai costi troppi alti. Le piccole imprese delle Marche, perciò, alla fine rinunciano alla cogenerazione energetica e alle fonti rinnovabili.

“La Cna – afferma il segretario regionale Otello Gregorini – chiede di favorire con incentivi mirati e con procedure semplificate, la realizzazione di impianti di autoproduzione di energia elettrica da parte delle piccole imprese, per ridurre la loro dipendenza dal gas, abbassare il costo della bolletta e accelerare il percorso della decarbonizzazione. Riducendo la burocrazia e il percorso a ostacoli per le autorizzazioni da parte dei diversi enti competenti, prevedendo adeguate misure di incentivazione e estendendo i crediti di imposta sull’investimento iniziale alle micro e piccole imprese, solo nelle Marche sarebbe possibile coinvolgerne almeno 5 mila nei processi di cogenerazione e 200 mila in Italia. Processi fondamentali, considerato che una piccola impresa marchigiana paga l’energia quattro volte più rispetto a una impresa industriale e il 33,5 per cento in più della media europea”.

Secondo il Centro studi Cna Marche, la regione per consumo di energia elettrica coperto da rinnovabili (anche idro) è solo al quindicesimo posto tra le regioni italiane e molto al di sotto del dato medio del nostro Paese, con una produzione lorda di energia elettrica da fonti rinnovabili pari al 26 per cento dei consumi interni lordi di energia elettrica misurati in Gwh (in Italia la quota sale quasi al 35 per cento). Senza considerare le fonti idroelettriche, la posizione delle Marche migliora, tanto è vero che la ritroviamo al decimo posto, con una quota di consumi coperti da rinnovabili pari al 20,1 per cento contro il 20,9 per cento nazionale.

Le Marche al momento non ha la possibilità di attingere facilmente a ulteriori fonti di energia rinnovabile: se consideriamo la potenza efficiente lorda delle rinnovabili in percentuali sul totale della potenza efficiente lorda complessiva regionale, con il 75,1 per cento, la regione sale al quarto posto tra quelle italiane, ai vertici dunque nella graduatoria di quota di energia potenzialmente attingibile da fonti rinnovabili, rispetto a un dato medio nazionale del 47,5 per cento. Questo dato indica allo stesso tempo che le Marche non riescono a elevare ulteriormente la potenza erogabile fa fonti rinnovabili, se non investendo in nuovi impianti.

Pensate: appena il 7 per cento dei consumi marchigiani di energia elettrica è coperta da impianti di cogenerazione, la media nazionale è del 31,5 per cento; nella produzione di bioenergia, siamo al 2 per cento rispetto alla media nazionale del 5,9 per cento. Insomma, lo spazio per realizzare nuovi impianti di energie rinnovabili c’è. Le produzioni manifatturiere ed edilizie marchigiane sono tra le meno energivore rispetto alle altre regioni: i consumi di energia elettrica delle imprese marchigiane manifatturiere e delle costruzioni sono di 23,6 Gwh per cento milioni di euro di valore aggiunto dell’industria contro una media italiana pari a 36,7 Gwh.

“La proposta della Cna – conclude Gregorini – di sostenere l’adozione di autoproduzione energetica nei laboratori delle micro e piccole imprese, nel caso delle Marche porterebbe ad un aumento dei consumi di energia elettrica coperti da fonti rinnovabili. Essendo tra i meno energivori, i nostri laboratori artigiani potrebbero generare energia anche per gli altri utenti e porsi come riferimento per una rete elettrica nazionale intelligente”.

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