Turismo in Umbria, report di Isnart, la multistagionalità fa ben sperare

Giorgio Mencaroni

Sono stati resi noti i risultati del primo Report di analisi economico-territoriale dell’Umbria, realizzato da Isnart per la Camera di Commercio dell’Umbria, in collaborazione con Unioncamere.

Il presidente dell’ente camerale, Giorgio Mencaroni, ha così commentato: “Dall’ottimo lavoro dell’Isnart, che rappresenta un primo step del progetto che ha l’obiettivo di esaminare i fenomeni turistici e supportare quindi le imprese ad orientarsi tra le numerose incertezze determinate dalla crisi economica e sociale, emerge un quadro di grande interesse e approfondito della filiera completa del turismo in Umbria, dalla consistenza, alle caratteristiche, alle tipologie, all’andamento complessivo con gli opportuni confronti, ai problemi in essere e così via. Un quadro complesso, che cade nel momento in cui il settore turistico affronta problemi importanti, determinate da tutta una serie di fattori ben illustrati nel Report. Intanto l’aumento dei costi, una serie di problematiche legate alla gestione delle prenotazioni a fronte di possibili disdette causa Covid-19, oltre alle politiche aggressive di prezzo da parte delle piattaforme di prenotazione e acquisto, hanno determinato nel 2021, per le imprese ricettive della regione, un calo di ricavi e utili nonostante l’aumento delle presenze turistiche”.

“Segnalo inoltre le crescenti difficoltà a reperire personale idoneo. Con il lockdown e le restrizioni
delle strutture ricettive, e più in generale turistiche, molti giovani che prima erano attivi nel settore hanno infatti cambiato lavoro ed è ora difficile riempire questi vuoti. Comunque rimaniamo ottimisti sulle prospettive del turismo umbro, in linea con quanto emerge dal Report, anche grazie alla spinta promozionale della regione messa in atto”.

Il turismo umbro, nel 2021, è cresciuto con numeri superiori alla media nazionale; la marcia sta proseguendo nel 2022, tanto da avvicinarsi ai dati del 2019. Segna un aumento della spesa media pro capite giornaliera da 41,7 a 70,6 euro. Nonostante questi buoni dati, a causa dei problemi di cui si faceva menzione sopra, gli operatori ricettivi umbri registrano perdite – più del 54 per cento del dato italiano – con meno di due operatori su dieci hanno ottenuto utili. Nel 2021, i ricavi sono così calati del 17,7 per cento rispetto all’anno precedente. Arrivano invece segnali incoraggianti dalla multistagionalità.

Nel primo trimestre del 2022, c’è una crescita dell’Umbria nelle ricerche online, con picchi di interesse nei fine settimana. C’è maggior fiducia nel viaggiare nei prossimi mesi verso le mete della regione. Il trend dell’occupazione delle camere è come al solito stagionale, con un picco di 8 camere vendute su 10 nel mese di agosto, in linea con il dato nazionale. Ma ci sono vendite anche nel periodo di primavera e di autunno, di poco superiori alla media italiana. Spiccano, per la multistagionalità, Spello e l’infiorata, Gubbio e gli altri borghi, la Valnerina. Confrontandoci con il 2020, le imprese della regione hanno visto aumentare le camere vendute del 19 per cento contro il +14,2 per cento nazionale. Flessioni rispetto al periodo pre-pandemia in Umbria: -32 per cento nel 2021 gli arrivi, -24,9 per cento le presenze complessive. Dati comunque inferiori a quelli nazionali (arrivi -45 per cento, presenze -37,2 per cento). Flessioni più marcate per i turisti internazionali: -65,6 per cento gli arrivi, -52,9 per cento le presenze, in linea con la media nazionale. In provincia di Perugia siamo sopra alla media regionale di un punto percentuale, situazione opposta a Terni. In Umbria si concentra il 2,3 per cento degli arrivi turistici registrati in Italia, nel periodo gennaio-ottobre, e l’1 per cento dei flussi internazionali, con Perugia che fa segnare l’80 per cento degli arrivi e delle presenze, seguita da Terni con il 17,4 per cento di arrivi e il 15 per cento di presenze.

Vediamo le notti prenotate nelle strutture Airbnb in Umbria: 18.405, con forte stagionalità tra giugno e settembre. Nell’estate del 2021 c’è stata una piccola ripresa rispetto al 2020, ma questa tendenza è stata molto forte soprattutto nel quarto trimestre (a novembre picco massimo, +17 per cento). A febbraio, invece, picco minimo di andamento negativo delle notti prenotate.

Dai dati, fonte Airdna, risultano più di 17 mila le strutture in affitto in termini di offerta turistica. Oltre 15 mila sono appartamenti per brevi locazioni, 1.938 sono camere in affitto. Il sistema ricettivo ufficiale registra però 4.271 strutture, di cui 797 b&b. Il mercato alternativo è dunque quattro volte quello delle strutture registrate ufficialmente. Anche questo mercato ha sofferto per la pandemia: l’offerta estiva del 2021 ha subito un calo un calo di strutture legate a Airbnb del 12,4 per cento.

I turisti scelgono l’Umbria per motivi culturali (44 per cento); di svago e relax (12,4 per cento), in contesti rurali (23 per cento); naturalistici (18 per cento); enogastronomici (10,1 per cento). Il contatto con la natura porta le escursioni e gite (68 per cento) a prevalere sulle motivazioni culturali, tra visite ai centri storici (40 per cento) e ai monumenti e siti di interesse archeologico (31,3 per cento). A seguire le degustazioni di prodotti locali (16 per cento).

Cresce la spesa dei turisti in Umbria: quella giornaliera per l’alloggio passa da 36 a 45,4 euro in media. La spesa media giornaliera, come già abbiamo visto, è aumentata.

Tra le maggiori difficoltà riscontrate nel 2021 dalle imprese umbre, spiccano: la gestione delle prenotazioni a fronte di possibili disdette causa Covid-19 (per il 55,0%); le politiche di prezzo associate alle camere a causa di un aumento dei costi sostenuti, in primis per garantire le misure di sicurezza (48,3%); la gestione degli spazi comuni, ad elevato rischio di diffusione del virus (21%).

Le stime per il 2022 sono assolutamente positive. Le previsioni sulle prenotazioni di alloggi fanno segnare +247 per cento a giugno rispetto al 2021.

L’Umbria si posiziona al 17° posto del ranking regionale come numero di imprese della filiera turistica, davanti a Basilicata, Molise e Valle d’Aosta. La regione ospita oltre 8mila imprese legate a tale filiera e registrate al quarto trimestre del 2021, ovvero l’1,4% dell’offerta complessiva della filiera italiana. Per quanto riguarda gli addetti, l’Umbria ne conta oltre 32 mila, l’1,2% di quelli legati al turismo in Italia. Il che evidenzia come la dimensione media delle imprese sia più bassa di quella italiana.

Nella provincia di Perugia, è presente il 77% delle imprese della filiera turistica umbra (oltre 6 mila) e l’80% dei relativi addetti (oltre 25mila). Segue a distanza la provincia di Terni, con il 24% delle imprese e il 21% degli addetti del settore. La dimensione media delle imprese turistiche in Italia è di 4,2 addetti, ma in Umbria questo valore scende a 3,6. La provincia di Perugia lo supera di poco (3,8), pur attestandosi sempre al di sotto della media nazionale; inferiore anche quello associato alla provincia di Terni (3,2).

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