Granata, Agriturist Veneto: “Aspettiamo la nuova legge”

Leonardo Granata, Agriturist Veneto

Leonardo Granata, vice presidente nazionale e presidente regionale di Agriturist Veneto, ha concesso un’intervista a ‘Gli agricoltori veneti’, bimestrale a cura di Confagricoltura Veneto.

Granata inizia dando alcuni numeri sull’importanza dell’agriturismo in Veneto: “Una premessa è necessaria: dal febbraio 2020 la pandemia ha provocato una profonda crisi in tutto il settore del turismo, compreso quindi il comparto agrituristico che nel 2019 contava 24.576 strutture autorizzate in tutta Italia (fonte Istat). Malgrado parziali fasi di miglioramento negli arrivi e nelle presenze di turisti nel corso delle due stagioni estive 2020 e 2021, dovute alla diminuzione dei casi infettivi e a un temporaneo allentamento delle misure di controllo e prevenzione, la situazione complessiva è stata di forte crisi con una perdita per le aziende del settore e dell’indotto a esso connesso valutabile intorno al 70% rispetto al 2019. Alcune aziende hanno sofferto maggiormente, principalmente le piccole strutture con la sola ospitalità; altre, con la ristorazione o ristorazione mista all’ospitalità, hanno retto meglio. Il Veneto, prima regione turistica italiana con 19.563.348 di arrivi e 69.229.092 di presenze, di cui rispettivamente 12,7 milioni e 46,9 milioni di stranieri (dati del 2018), ha subito le chiusure e le restrizioni causate dalla pandemia Covid 19 in modo particolarmente rilevante. Le 1.425 aziende agrituristiche del Veneto, per caratteristiche strutturali e tipologia di clienti, hanno forse sofferto in misura relativamente minore rispetto ad altri settori del turismo, ma hanno comunque subito danni considerevoli, solo blandamente mitigati da alcuni interventi di ristoro che non si possono certamente ritenere sufficienti, sia in termini quantitativi che per modalità di erogazione”.

“Data tale situazione e nonostante la chiusura di alcune aziende, si deve registrare una sostanziale tenuta del settore, in virtù anche del tratto caratteristico dell’azienda agrituristica che, in primo luogo, deve svolgere le proprie attività in rapporto di connessione con quella agricola che deve rimanere prevalente, e alle strategie di diversificazione multifunzionale che molte aziende agricole, specialmente quelle più strutturate, hanno saputo mettere in atto negli anni passati. In base alla normativa della Regione Veneto oggi vigente (Legge 10 agosto 2012 n. 28 “Disciplina delle attività turistiche connesse al settore primario”) nel nostro territorio per attività agrituristica s’intende esclusivamente l’attività di ospitalità e di somministrazione esercitata da imprenditori agricoli. Queste attività possono essere anche tra di loro associate. Ad esempio un agriturismo con ospitalità può anche offrire il servizio di ristorazione o di spuntini. Attualmente il Veneto continua a mantenere stabile il numero complessivo di agriturismi che sono poco meno di 1.500 e rappresentano circa l’1,5% del totale delle strutture ricettive della regione. Nel dettaglio: gli agriturismi con attività di ospitalità sono circa 930, con 12.700 posti letto. Nel 2018 gli arrivi sono stati 170.347, di cui 154.220 gli stranieri; le presenze rispettivamente 472.029 e 536.584 (fonte: Regione Veneto su dati Istat). Le aziende con agricampeggio sono 72, con 640 piazzole. Nella ristorazione si trovano attivi 744 aziende, con 44.355 coperti. La degustazione è svolta da 596 aziende”.

“Come dicevo poc’anzi si può attribuire la sostanziale tenuta complessiva del settore alla maggiore flessibilità operativa delle aziende, che hanno nell’attività turistica una rilevante ma non esclusiva fonte di redditto, e alla tipologia degli utenti che cercano negli agriturismi prodotti enogastronomici locali, sapientemente preparati, nonché rapporti umani, ambienti, spazi e luoghi naturali altrove non rinvenibili. L’ospite di un agriturismo si trova in un ambiente familiare, lontano dalla folla e dal turismo di massa. Queste caratteristiche hanno riscosso un pieno apprezzamento nel corso di questi ultimi due anni”.

Granata parla poi della legge sugli agriturismi in Veneto: “Da tempo è in corso di revisione la citata Legge regionale 10 agosto 2012 n. 28. Devo anche sottolineare che questo lungo lavoro è stato svolto in grande sintonia con i colleghi delle altre associazioni di categoria che operano nel settore: Cia – Turismo Verde, Coldiretti – Terranostra, Copagri. C’è stato inoltre un serrato confronto e una riflessione dialettica sulla materia con i funzionari della Regione Veneto. Ne è emerso un quadro normativo che riteniamo adeguato alle sfide che il settore sta affrontando. Dopo l’ultima audizione, tenutasi in Regione Veneto lo scorso mese di gennaio, ci auguriamo che la nuova legge possa essere a breve definitivamente approvata ed entrare in vigore. Come detto si tratta di una revisione, non l’intero rifacimento dell’impianto normativo. Si è voluto infatti migliorare la situazione esistente, rendendo più agevole il lavoro svolto dalle aziende agrituristiche”.

“L’obiettivo è anche quello di mitigare le differenze, talvolta eclatanti, della legge regionale veneta rispetto a quelle di altre regioni italiane, in particolare di quelle confinanti con il Veneto. In sintesi i punti fondamentali riguardano tre settori. Nell’ospitalità si renderebbe libera e flessibile la scelta per l’operatore fra ospitalità in camere e appartamenti o agricampeggio, comunque sempre entro il limite massimo di 60 ospiti pernottanti previsti dalla legge attuale (30 al chiuso, 30 all’aperto), nel rispetto del piano agrituristico aziendale (e quindi in rapporto con le dimensioni e produzioni dell’azienda) e in presenza di fabbricati già esistenti e non più utilizzati per le attività agricole”.

“Nella ristorazione si ha una semplificazione nella definizione della provenienza dei prodotti utilizzati: fermo restando il 50% di prodotto interno, il 35% può provenire da produzioni di altre aziende agricole e artigianali che abbiano sede in Veneto, da agricoltura biologica, con indicazioni geografiche DOP, IGP, IGT, DOC e DOCG o specialità tradizionale garantita STG, marchio regionale Qualità Verificata; il restante 15% è di provenienza commerciale anche Gdo. Sempre nella ristorazione viene confermata la possibilità dell’asporto, comunque nel limite annuo di pasti previsto dal piano agrituristico aziendale. In ultimo ritorna nell’ambito delle attività agrituristiche anche il così detto “turismo rurale”. Queste attività sono previste nell’art. 2 comma D della Legge quadro del 20 febbraio 2006 n. 96 “Disciplina dell’agriturismo” ed erano già attribuite agli agriturismi nella legge regionale n. 9 del 18 aprile 1997, poi abrogata dalla successiva n. 28 del 10 agosto 2012. In questa, come detto, le sole attività considerate come agrituristiche sono l’ospitalità e e la somministrazione. Lo scorporo di tutte le altre potenzialità previste dalla legge quadro nazionale ha creato in questi anni non pochi problemi operativi e fiscali per le aziende agrituristiche venete, in relazioni anche agli sviluppi che hanno avuto diverse forme di turismo, quali il cicloturismo e l’ippoturismo, o la possibilità di collaborazione con altre professionalità del territorio quali guide turistiche e naturalistiche. Nella proposta di revisione della legge n. 28 il turismo rurale, non è inteso in forma statica, con una riduttiva e burocratica elencazione di attività, ma è suddiviso in macroaree riguardanti attività culturali, ricreative e ludico-sportive, il turismo enogastronomico ed esperienziale, l’escursionismo, purché riferite all’ambiente rurale, anche all’esterno dei beni fondiari nella disponibilità dell’impresa, finalizzate alla valorizzazione del territorio e del patrimonio aziendale. Si deve segnalare che tutto questo impianto dovrà trovare un’armonizzazione con le recenti normative riguardanti l’enoturismo e l’oleoturismo”.

L’agriturismo non viene pubblicizzato abbastanza dalla Regione: “L’agriturismo è una specificità tutta italiana di grande successo e di cui altri paesi del mondo stanno cercando di imitarne il modello. Sconta tuttavia il peccato originale di essere considerato al contempo sia agricoltura che turismo, malgrado la legge in materia sia chiara e la prevalenza dell’attività è quella agricola. Il risultato di questa presunta ambiguità porta frequentemente l’agriturismo a non essere considerato né da chi, a livello politico o amministrativo, si occupa istituzionalmente di turismo, né da chi si occupa di agricoltura. Oppure viene rimpallato, per utilizzare un termine calcistico, fra le due competenze. Oppure viene impallinato, usando i codici Ateco, come è accaduto nel corso del 2020 nei vari Dpcm che si sono succeduti per contrastare la diffusione del coronavirus. L’agriturismo vive in sostanza in una sorta di scomodo limbo. Per averne un’idea è sufficiente osservare dove sono collocati, o per meglio dire come si trovano dispersi gli agriturismi all’interno del portale del turismo della Regione Veneto, www.veneto.eu. A livello nazionale le cose, se possibile, vanno ancora peggio, con dati non aggiornati o inesistenti. Anche in questo caso è appena sufficiente uno sguardo sul portale del turismo italiano per rendersi conto della situazione. In sostanza sono del tutto inadeguati se non assenti le iniziative per la promozione del settore, sia a livello regionale che nazionale. E questo in un contesto in cui invece viene fatto largo uso, a livello di immagini pubblicitarie, di ambienti rurali e di prodotti tipici”.

“Ma, appunto, si tratta di vetrine, d’immagini che hanno una funzione di richiamo per promuovere altro, prive di effettive, concrete ricadute sul settore. Nella migliore delle ipotesi prevale un approccio burocratico, che manca anche di specifiche conoscenze su cosa sia un agriturismo, lontano dalle reali esigenze operative delle aziende. Queste ultime per farsi conoscere devono per lo più operare da sole, tramite i consueti canali di promozione online e operatori turistici, senza che vi sia una strategia e una programmazione complessiva comune. Qualcosa potrebbe forse cambiare con la revisione della legge regionale del Veneto in precedenza citata, che consentirebbe alle aziende agrituristiche di partecipare, con i propri prodotti, ad un numero ancora da precisare di fiere e manifestazioni di una certa rilevanza. Non che questo in passato non sia già accaduto, ma gli agriturismi venivano invitati ad essere presenti come “comparse”, e non come attori a pieno titolo all’interno del più ampio settore del turismo Veneto”.

La stagione agrituristica 2022 è partita a rilento: “Un segnale importante potrebbe venire da una veloce approvazione della nuova normativa regionale sull’agriturismo. Saremmo anche pronti a togliere il “freno a mano” e riprendere a pieno regime le nostre attività, ma non posso nascondere che vi è attesa e forte preoccupazione per la situazione complessiva che stiamo vivendo. Non siamo ancora usciti da due difficilissimi anni di pandemia che ci troviamo di fronte ad una nuova crisi causata dalla guerra provocata dalla Russia con l’invasione dell’Ucraina. Oggi non possiamo sapere quale sarà l’esito di quest’ultimo avvenimento ma quasi certamente porterà ulteriori difficoltà in termini di diminuzione dei flussi turistici, mancato acquisto e consumo di prodotti del settore enogastronomico, crescita significativa dei costi delle materie prime (che comunque in questi ultimi mesi stiamo già subendo). A tutto questo di deve aggiungere un costante aumento degli adempimenti burocratici che pesano non poco in termini di risorse umane ed economiche sulle aziende agricole e agrituristiche. Il tema è molto rilevante e complesso e non può essere affrontato in questa sede”.

“I casi concreti sono tanti, variegati e uno più esasperante dell’altro. A solo titolo di esempio posso citare i recenti bandi in favore del settore turistico contenuti nel Pnrr, in cui sono comprese anche le aziende agrituristiche. È sufficiente affrontare la farraginosa complessità dei vari moduli e delle modalità di preparazione e invio delle domande per rendersi conto di quanto sia lontana la realtà di chi costruisce a tavolino questi “prodotti”, che pure contengono sulla carta voci molto interessanti, rispetto a chi poi, come imprenditore, li vorrebbe utilizzare per migliorare le attività aziendali. Tant’è che viene naturale chiedersi, con amarezza, se vi sia realmente la volontà di portare questi aiuti economici anche in favore del nostro settore oppure, come è più probabile, se questi siano destinati a poche grandi strutture del turismo “pesante” e agli specialisti che compilano e inviano le domande, rese ad arte complicate. Agriturist Veneto, assieme a Confagricoltura del Veneto, hanno aderito all’interessante manifestazione ‘Cavalli in Villa”- Alfieri della cultura’”.

Qual è la finalità della manifestazione: “Il progetto rientra nel più ampio programma di promozione e valorizzazione delle attività di turismo rurale svolte dalle aziende agrituristiche. L’iniziativa vede inoltre coinvolta la Sezione regionale di prodotto equini di Confagricoltura Veneto. L’ippoturismo è una delle voci riguardanti il turismo lento e sostenibile, oltre ad essere un recupero della tradizione rurale in cui gli equini svolgevano un lavoro fondamentale in costante rapporto con le attività umane. Siamo quindi in piena sintonia con la sezione del Veneto della Federazione Italiana Sport Equestri (FISE) per collaborare alla buona riuscita delle prossime manifestazioni che si terranno a partire dal mese di aprile e fino al mese di ottobre in cinque diverse ville del Veneto. Ma il progetto non si ferma qui. In futuro intendiamo sviluppare iniziative di collaborazione con la Fise per il superamento di diverse incongruenze e difficoltà normative; oltre all’ippoturismo e all’ospitalità di cavalieri e cavalli la collaborazione potrebbe coinvolgere aziende agricole, agrituristiche, fattorie didattiche ad esempio per attività di pet therapy, o la gestione dei cavalli non più utilizzati per l’agonismo, destinando ad essi spazi dedicati dove vivere un sereno pensionamento”.

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