Umbria: il commercio abbandona i centri storici

Giorgio Mencaroni

I centri urbani umbri si spopolano, il commercio abbandona le città. Sull’argomento è arrivato il rapporto dell’Ufficio studi nazionale di Confcommercio, Demografia d’impresa nelle città italiane, commentato dal presidente della Confcommercio Umbria Giorgio Mencaroni: “Conferma, con estrema e drammatica evidenza, la necessità di interventi efficaci di rigenerazione urbana in Umbria. L’Umbria delle città e delle aree urbane che rinascono è una delle cinque priorità che abbiamo sottoposto lo scorso ottobre ai candidati degli opposti schieramenti in lizza per le elezioni regionali, in un’ottica di sviluppo dell’economia regionale”.

Ancora Mencaroni: “In questo momento i nostri uffici stanno lavorando a una ipotesi di legge regionale speciale per la rigenerazione urbana, e al bando collegato. Su questi contenuti, Confcommercio Umbria chiederà presto un confronto con la presidente della Giunta regionale Donatella Tesei”.

L’analisi aggiornata sull’evoluzione commerciale delle città dal 2008 al 2019, presentata oggi a Roma, ha dunque fatto scattare forte e chiaro l’allarme per l’Umbria. Lo studio di Confcommercio è relativo a 120 città medio-grandi, capoluoghi e dieci Comuni di media dimensione. Per l’Umbria, ci sono i dati di Perugia e di Terni. Che confermano come le imprese del terziario, nel centro storico del capoluogo regionale, siano sempre di meno. Quelle del commercio al dettaglio sono diminuite del 5% dal 2016 al 2019 nel centro storico di Perugia (298 nel 2016 contro le 284 del 2019); c’è un leggero calo dell’1% anche per gli alberghi, bar e ristoranti.

Se il confronto viene fatto con il 2008, la situazione è a dir poco tragica. Le imprese del commercio al dettaglio sono diminuite, nel centro storico, del 32,4 per cento (420 nel 2008). Anche ristoranti, bar e alberghi hanno perso molto: -14,6 per cento nel 2019 rispetto a un decennio prima. Nelle altre aree del territorio comunale, invece, c’è stata una crescita: +15 per cento tra il 2008 e il 2019.

Passando a Terni, il commercio è calato non sono nel centro storico, ma anche fuori. Le attività del commercio al dettaglio sono diminuite dell’8 per cento nel periodo 2016 – 2019 (passando da 364 a 334). Molto più pesante il calo di queste imprese se si fa il raffronto con il 2008 (- 12%) quando nel centro storico c’erano 378 imprese. Stessa variazione percentuale per le imprese commerciali al dettaglio che operano nelle altre aree del Comune di Terni, anch’esse diminuite del 12% negli ultimi 10 anni. Gli alberghi, bar e ristoranti hanno avuto un andamento contrario: quelli operanti nel centro storico sono diminuiti del 4% nel periodo 2008 – 2019 (143 contro 137), mentre sono aumentati dell’8%, sempre nel periodo 2008 – 2019, le attività situate in aree diverse dal centro storico, che sono passate da 315 a 339.

Questa è dunque la proposta di Confcommercio Umbria: “Bisogna riportare vita, consumi, residenti e funzioni nei centri storici e nelle aree urbane, luoghi dove operano tante nostre imprese, che svolgono un ruolo essenziale di presidio e di servizio al territorio. Occorre adottare modelli di progettazione integrata e sistemica delle città con incentivi e servizi per ripopolare i centri storici di residenti e funzioni, per la riqualificazione delle periferie e per la rigenerazione sociale dei borghi”.

Nei 120 Comuni esaminati dall’Ufficio studi Confcommercio, le attività del commercio al dettaglio sono diminuite in sede fissa – tra il 2008 e il 2019 – del 14,3 per centro nei centri storici e dell’11,5 per cento nelle altra aree. Nello stesso periodo, il commercio ambulante è calato del 2,5 per cento nei centri storici e del 20,4 per cento nelle altre aree. In controtendenza alberghi, bar e ristoranti: +20,9 per cento nei centri storici, +19,8 per cento nelle altre dei Comuni considerati nel rapporto.

Exit mobile version