Cna Umbria: lavoro e imprese, non è una regione per giovani

L’Umbria è sempre più una regione per vecchi? Così parrebbe. Anagraficamente vede la presenza di sempre meno giovani (-11% in dieci anni), che non trovano lavoro (+57% rispetto al 2008 la percentuale di disoccupati) e un’alta mortalità per le imprese gestite da under 35 (-25% rispetto al 2011). Le difficoltà principali, nella regione e a scapito delle imprese, arrivano dalle scarse capacità manageriali, dalle difficoltà di accesso al credito e dalle possibilità di farsi conoscere nei mercati di riferimento.

Questo quadro non proprio idilliaco emerge dallo studio della Cna: ‘L’imprenditoria giovanile in Umbria: dinamiche e tendenze’. Realizzata con la collaborazione del Centro studi Sintesi. A fare da corollario anche un questionario della Cna Umbria a un campione di 300 imprese giovanili per capire quali sono i principali ostacoli che incontrano nel tentativo di mettersi in proprio.

Roberto Giannangeli, direttore di Cna Umbria, spiega: “Abbiamo fatto questa ricerca per l’alto numero di disoccupati presenti nella regione, specialmente tra gli under 35. E poi per la forte moria delle imprese giovanili. Infine, perché siamo convinti che con incentivi e strumenti adeguati, l’autoimprenditorialità potrebbe rappresentare un ottimo strumento per ridurre il problema lavoro e ridare vita al tessuto produttivo”.

A illustrare i risultati dello studio Alberto Cestari, ricercatore del Centro studi Sintesi. Nonostante negli ultimi 10 anni la popolazione in Umbria sia aumentata, e anche i giovani di origine straniera (sono oggi il 17% del totale), a diminuire è il numero di under 35. Che evidentemente vanno a cercare fortuna altrove. I disoccupati giovani sono 5.500 in più rispetto al 2008, in aumento pure i Neet, ovvero coloro che né studiano né cercano lavoro (33 mila). Le imprese costituite da ragazzi sotto i 35 anni nella stragrande maggioranza dei casi hanno meno di 10 addetti e sono comunque crollate del 25% in un decennio (la media italiana è -20%). Il calo maggiore nell’edilizia, in crescita solamente commercio e agricoltura, poi le imprese di servizi per la persona.

Complessivamente, le imprese artigiane giovani sono il 24% del totale, meno di una su quattro. Come detto, associato allo studio, c’era un questionario. Marina Gasparri, di Cna Giovani Imprenditori, racconta: “Il dato principale emerso è che gli ostacoli principali a fare impresa sono le grandi difficoltà ad accedere ai canali di finanziamento, una generale mancanza di competenze manageriali e le conoscenze tecniche e digitali”.

Emanuele Lispi, presidente di Cna Giovani Imprenditori, cerca la classica lucetta il fondo al tunnel: “Noi crediamo che attivando alcune misure mirate alla formazione manageriale, sarebbe possibile ridurre drasticamente l’alta mortalità che oggi registriamo tra le imprese giovani. Bisogna poi rafforzare gli strumenti per facilitare l’accesso al credito per le micro imprese. E trovare nuovi strumenti in grado di aiutare le imprese giovani ad accrescere competenze gestionali, a mettere a punto piano di marketing digitale, piani di penetrazione dei mercati, business plan e affiancamento nella gestione della fase di start up e nella gestione di impresa. Anche perché una regione che assiste inerme allo spopolamento della sua componente più giovane, che non trova lavoro né riesce a sopravvivere mettendosi in proprio, è destinata a soccombere”.

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