La pandemia ha messo a dura prova il comparto dei salumi, in particolare per le imprese che si rivolgono all’Horeca: il protrarsi della chiusura di questo canale e le difficoltà del banco taglio nella Grande distribuzione, in particolare nella prima parte del lockdown, hanno portato a un notevole calo delle vendite e ripercussioni forti sulla produzione. Con la riapertura della ristorazione, sarà possibile un recupero.
In questa situazione, il Prosciutto di Parma chiude il 2020 con 8.700.000 prosciutti marchiati, -2,2 per cento, le cosce avviate alla produzione sono state 7.800.000 , -10 per cento rispetto al 2019. Le vendite in Italia, nel canale distributivo moderno, sono calate del 5,6 per cento, le esportazioni hanno contenuto parzialmente la crisi, diminuendo del 3 per cento, con 2.500.000 prosciutti esportati.
La pandemia – fa sapere Vittorio Capanna, presidente del Consorzio Prosciutto di Parma – ha accelerato un trend che era già in corso da anni, ossia la crescita del Prosciutto di Parma preconfezionato, favorita non solo dall’effetto del confinamento, ma anche da prezzi particolarmente bassi e dall’allungamento della shelf-life della vaschetta, aspetto fondamentale per i Paesi più distanti.
Continua Capanna: questo è un dato molto importante che dobbiamo però interpretare nell’ambito di un anno di rottura dove le condizioni di mercato sono state straordinarie, ma è certo che non possiamo più considerare marginale questo segmento, soprattutto all’estero. Il nostro obiettivo sarà proprio quello di consolidare i brillanti risultati de pre affettato, continuando a investire e fidelizzando quei consumatori che hanno deciso di acquistare il Parma in vaschetta.
Chiude il presidente: il 2021 si preannuncia ancora difficile, almeno per quel che riguarda la prima parte dell’anno, ma si notano comunque i primi segnali di ripresa della domanda che con la riapertura della ristorazione e del settore alberghiero, si spera, porteranno a una crescita dei prezzi all’ingrosso, attualmente non ancora remunerativi.