Cia: senza mais dall’Est, bistecca +20 per cento

Senza il mais da Ucraina e Ungheria, che sono i nostri principali fornitori, le aziende che producono mangimi hanno scorte solo per otto settimane. L’unica alternativa immediata è importare da Usa e Argentina, con costi rilevanti di logistica che faranno aumentare ulteriormente il prezzo, oggi di 41 euro al quintale (+100 per cento sul 2021).

Cia-Agricoltori Italiani fa sapere che a risentirne saranno tutte le produzioni alimentari di origine animale: carni bovine, suine e avicole, ma anche uova, latte e suoi derivati, i principali circuiti Dop legati alla zootecnia. Se oggi un chilo di manzo al banco è già passato da 12 a quasi 15 euro, la lombata si aggira invece sui 25 euro al chilogrammo, gli aumenti saranno del 20 per cento in più per una bistecca.

L’associazione fa sapere che servono strategie per incentivare gli agricoltori nostrani a seminare granoturco visto che in 10 anni la produzione è diminuita del 30 per cento. Sono necessarie coperture assicurative se la pace rimetterà in commercio il mais bloccato dall’Est, azzerando la competitività del nostro. Serve un intervento governativo per colmare l’attuale differenziale tra il prezzo di oggi e quello della raccolta a settembre, in caso di ribassi.

Dino Scanavino, presidente di Cia-Agricoltori Italiani, spiega come l’Italia sia particolarmente esposta a crisi internazionali e sconti la forte dipendenza di mais dai Paesi dell’Est Europa, dove i costi di produzione sono molto minori. Se in Ucraina sappiamo bene perché ci sia lo stop, in Ungheria Orban ha temporaneamente bloccato l’export, dando allo Stato ungherese il diritto di prelazione sulle merci in uscita. Se la campagna dovesse saltare – nessuno sa se in Ucraina saranno in grado di seminare granoturco – le ripercussioni si avvertiranno fino alla fine del 2023. Resta poi complicato approvvigionarsi dall’America per gli alti costi della logistica e i tempi lunghi del trasporto navale. Altro grande ostacolo è che negli Usa la maggior parte del mais è Ogm e le Dop italiane, nel disciplinare, hanno l’obbligo di rifornirsi di carni allevate con mangimi non-Ogm.

Scanavino, oltre all’intervento del Governo, chiede quello dell’Europa. Per evitare speculazioni su questa materia prima indispensabile per gli allevamenti, servirebbe un censimento d’urgenza delle scorte a livello comunitario per ripartire equamente il mais.

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