Guerra Russia-Ucraina: Cna Marche, caro bollette diventa emergenza

Spettro dell’inflazione, rallentamento dell’inflazione economica: sono due delle conseguenze del caro energia. Lo fa sapere in uno studio il Centro studi della Cna, che ha monitorato 2.500 imprese, tra le quali anche più 100 delle Marche.

“Con la guerra in Ucraina e con il rischio di una ulteriore stretta sulle forniture del gas russo – afferma il presidente Cna Marche Paolo Silenzi – l’allarme sul costo delle bollette si è trasformato in una emergenza economica e politica che richiede interventi urgenti, per non compromettere efficientamento energetico e sviluppo sostenibile. E soprattutto per non mettere a rischio la produzione e la competitività delle nostre imprese. Secondo l’indagine del nostro Centro Studi, il 10 per cento delle aziende marchigiane dovrà ridurre l’attività e il 4 per cento dovrà sospenderla, in attesa di tempi migliori e di bollette energetiche sostenibili. Come è facile comprendere, tutto questo, se dovesse protrarsi a lungo, avrebbe effetti drammatici sull’economia marchigiana”.

L’intervento del Governo è utile, ma non sufficiente. A chiarirlo è il segretario di Cna Marche, Otello Gregorini: “Perché servono interventi strutturali, in particolare sulle piccole imprese, che sopportano i maggiori oneri. Riteniamo quindi prioritario un intervento per rivedere i meccanismi per la formazione del prezzo all’ingrosso dell’energia, perché artigiani e piccole imprese pagano quattro volte di più rispetto a una grande azienda e il 35 per cento in più rispetto alla media europea“.

I rialzi dell’energia non risparmiano nessuno. Tra il 2019 e il 2021 la bolletta è salita del 33 per cento per le costruzioni, del 31,9 per cento per i trasporti,del 29,9 per cento per la manifattura. Nel primo trimestre dell’anno, il prezzo dell’energia è schizzato al 112 per cento, ma ci sono stati rincari pure su beni intermedi e semilavorati. Le imprese così riducono drasticamente i margini, come fa sapere il 77,5 per cento del campione, aggiornare i listini più spesso (42 per cento), fare tagli di spesa (43,8 per cento), rinviare gli investimenti (37 per cento). Ma c’è anche un 10 per cento che dovrà ridurre il personale, un 7,6 per cento che taglierà il monte retribuzioni e un 6 per cento che chiuderà l’attività.

“In questo contesto – conclude Gregorini – oltre agli interventi sulle bollette, risulta fondamentale integrare il sistema di garanzia finanziaria pubblica con un forte sostegno ai Confidi per supportare la domanda di liquidità delle imprese”.

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