Turismo in Umbria: ha funzionato la centralità dell’immagine

Per almeno otto mesi, nel 2021, la pandemia ha condizionato l’Umbria; ma nella parte centrale dell’anno, il turismo è andato benissimo con la regione attrattiva oltre tutte le attese. Da luglio a ottobre, come arrivi e presenze, c’è stato il record assoluto degli ultimi anni: 1,59 milioni e 3,28 milioni. Rispetto al 2019, agosto è cresciuto del 19,4 per cento, settembre dell’11 per cento e ottobre del 4,2 per cento.

Questi numeri hanno permesso di tirare un po’ il fiato al settore turistico e hanno spalancato un orizzonte potenziale di crescita turistica per l’Umbria. Quelli più ambiziosi arrivano a ipotizzare un traguardo: 10 milioni di turisti l’anno. Ha sicuramente giocato un ruolo fondamentale la centralità dell’immagine, gestita perfettamente. Come fa notare l’Aur, ha inciso il claim estivo: ‘Io amo il mare dell’Umbria’. Ha polarizzato l’attenzione dei turisti con il suo essere disturbante e divisivo; ha rappresentato il territorio come una forma d’arte da vivere; ha creato un’aspettativa intorno a una promessa; ha soddisfatto la promessa offrendo un mare alternativo.

Il 14 novembre del 2021 è partita la campagna promozionale per l’inverno: ‘Cosa sarebbe l’uomo senza il suo cuore? Sarebbe l’Italia senza Umbria’. Purtroppo, però, nel frattempo era tornata a crescere la curva dei contagi, rimandando in affanno il settore turistico. E non solo in Umbria.

L’Aur avanza una proposta: potrebbe essere questo il tempo giusto per mettere in piedi progetti in grado di fare diventare la regione uno snodo più importante per l’arte contemporanea, nel cui processo di nascita ha inciso moltissimo Alberto Burri. Da questa preziosa eredità, l’Umbria potrebbe trarre nuova linfa.

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