Cgil Terni: occupazione non ha seguito rimbalzo economico

Il rimbalzo economico stimato al 4 per cento in Umbria per il 2021 non è stato accompagnato però da una ripresa occupazione allo stesso modo significativa. La nuova occupazione, in particolare in provincia di Terni, è caratterizzata da alti tassi di precarietà. I dati dell’Ires Cgil Umbria dicono che dei nuovi rapporti di lavoro attivati nel periodo tra gennaio e settembre 2021, appena il 13,1 per cento è a tempo indeterminato, in provincia di Terni in alcuni settori scende al 10 per cento.

A fornire i dati, in conferenza stampa, è stato Claudio Cipolla, segretario generale della Cgil Terni, insieme a Fabrizio Fratini, presidente dell’Ires Cgil Umbria, che ha evidenziato come il rimbalzo economico non sia comunque sufficiente a recuperare il gap accumulato dal 2008, ossia -21 punti Pil. Il mondo del lavoro pare poi essere ‘proibito’ per giovani e donne, con un’occupazione degli under 35 ai minimi storici e un differenziale tra uomini e donne che raggiunge il 14 per cento, molto al di sopra del dato nazionale.

Aumentano anche le diseguaglianza e le difficoltà per le persone: c’è stato un incremento sostenuto dell’accesso agli ammortizzatori sociali o al reddito d’emergenza, con le domande per quest’ultimo raddoppiate (in provincia di Terni da 1.942 nuclei familiari nel 2020 a 3.331 nel 2021).

Per quel che riguarda la sicurezza sul lavoro, sono ripresi a crescere gli infortuni: tra gennaio e novembre 2021 sono state 1740 le denunce presentate all’Inail in provincia di Terni, contro le 1472 dello stesso periodo del 2020 e le 4 morti sul lavoro. Crescono anche di quasi il 40% le malattie professionali.

“Se il 2022 deve essere l’anno del rilancio, anche grazie alle ingenti risorse economiche messe in campo, Pnrr e non solo, noi crediamo che si debba partire assolutamente da un’inversione di tendenza prima di tutto sul lavoro e poi sulla sanità e sul modello di sviluppo”, ha detto il segretario generale della Cgil di Terni, Claudio Cipolla. “I dati allarmanti sul precariato, l’incremento degli infortuni e delle morti sul lavoro, così come il dilagare del lavoro negli appalti (la Cgil stima che mediamente in provincia di Terni più di un lavoratore su tre operi in questo sistema) rendono necessario dare le risposte che come sindacato chiediamo da tempo, proprio su appalti e mercato del lavoro”.

Inadeguata viene considerata la gestione della sanità: “E’ sotto gli occhi di tutti, visto che a due anni dall’inizio della pandemia si opera ancora in piena emergenza”. E se la sanità umbra, nonostante le mancate assunzioni, riesce ancora a reggere, lo si deve esclusivamente allo straordinario impegno di lavoratrici e lavoratori della sanità pubblica, che meriterebbero certamente un trattamento diverso”.

Anche il piano sanitario presentato dalla Regione è, secondo la Cgil, non condivisibile: “Mette in campo un’idea di sanità non in grado di rispondere ai bisogni e alle necessità, nuove, che la crisi pandemica e l’andamento demografico della nostra comunità, fanno emergere”.

Il modello di sviluppo è l’altro tema scoperchiato dalla Cgil: la nuova organizzazione del territorio deve dare risposte sul versante dei servizi, su quello economico e sociale.

La nota positiva arriva dal tesseramento: Cgil Terni ha registrato 2 mila nuove iscrizioni, con il totale che supera i 23 mila iscritti. Nel 2021 sono state 46 mila le pratiche di tutela individuale svolte sul territorio. “Numeri che dimostrano come del sindacato ci sia oggi più bisogno di prima e di come la Cgil abbia saputo, anche dentro l’emergenza Covid, essere credibile per le persone che rappresenta e vuole rappresentare. Questo riconoscimento – ha concluso Cipolla – ci consegna un’ulteriore responsabilità: quella di rafforzare ulteriormente il nostro ruolo di contrattazione e di tutela individuale, con l’obiettivo di ridurre le disuguaglianze che le varie crisi hanno amplificato sul nostro territorio”.

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