Esportazioni Abruzzo: crolla l’automotive

Moscow, Russia - May, 15, 2019: cars on a parking in Moscow

Le esportazioni abruzzesi sono pesantemente condizionate dell’andamento pessimo dell’automotive nel terzo trimestre del 2021. Lo rileva lo studio condotto da Aldo Ronci per Cna Abruzzo: tra luglio e settembre 2021, l’export della regione è crollato dell’11,7 per cento, in netta controtendenza rispetto alla crescita italiana pari al 13,2 per cento. “L’Abruzzo si piazza al penultimo posto della graduatoria nazionale”. Peccato, perché i primi due trimestri erano stati positivi, con aumenti del 12,6 per cento e del 4,7 per cento.

Mettendo insieme i tre trimestri, “l’incremento pur notevole del 13,2 per cento ottenuto, si pone bel al di sotto del 20,1 per cento della media nazionale. Il saldo positivo è dovuto all’ottima performance registrata nel primo trimestre. Con il risultato che l’Abruzzo finisce ora per posizionarsi al 15esimo posto della classifica nazionale”.

A tradire è stato un settore di consuetudine forte, quello dell’automotive, che rappresenta da solo il 19 per cento del valore aggiunto del sistema industriale abruzzese. Abbiamo una flessione di ben 338 milioni di euro. Nel terzo trimestre, se il Teramano mostra risultati positivi (+58 milioni) come il Pescarese (+11 per cento), cala fortemente l’area di Chieti, con 306 milioni di euro di flessione. L’Aquila segna una decrescita di 10 milioni. Tra i numeri positivi, quanto agli altri comparti, vanno segnalati soprattutto la chimica (+22), gli articoli in gomma ed apparecchi elettronici (+16 ciascuno), i prodotti in metallo (+15), gli alimentari (+10).

“A preoccuparci è il trend evidenziato dai dati – commenta il presidente della Cna Abruzzo, Savino Saraceni – soprattutto perché non è facile ipotizzare il futuro del comparto dell’automotive. Certo, mantenere in Abruzzo la presenza di un colosso come la Sevel è ovviamente decisivo per l’economia del territorio, anche in ragione del suo grandissimo indotto. Strategici sono per il futuro di questo settore il corridoio est-ovest e l’attivazione della Zona economica speciale. Ma forse è tempo di dedicare più energie, in termini di risorse finanziarie e di costruzione di nuove opportunità di internazionalizzazione, a quei settori che rappresentano più da vicino la realtà del nostro tessuto imprenditoriale fatto di micro e piccole imprese che si devono organizzare attraverso reti e filiere”.

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