Confindustria Umbria: sfruttare il gas locale per la transizione energetica

Confindustria Umbria commenta la toppa che ci ha messo il Governo contro il caro bollette: “Destinare quattro miliardi per contenere il caro bollette è una misura tampone, che non risolve strutturalmente i problemi per le famiglie e per le imprese”.

“L’Italia sta utilizzando ingenti risorse per coprire parte dei costi di acquisto del gas importato, che – spiega il presidente di Confindustria Umbria, Vincenzo Briziarelli – non avremmo dovuto sostenere se nel nostro Paese avessimo adottato scelte diverse negli anni passati. Basti pensare che a fronte di un costo medio di acquisto di circa un euro a metro cubo, il gas estratto in Italia costerebbe circa 5 centesimi”.

Eppure, la produzione di gas in Italia è andata assottigliandosi di anno in anno: da 21 miliardi di metri cubi nel 1954 a 4,1 miliardi nel 2020. La Croazia, dall’altra parte della costa, estrae direttamente dall’Adriatico, con conseguenti benefici di risparmio energetico. Confindustria Umbria suggerisce dunque di promuovere in fretta l’estrazione di gas naturale in Italia – dove ci sono giacimenti per almeno 90 miliardi di metri cubi – riattivando impianti e avviandone di nuovi, anche adeguando le normative vigenti.

Briziarelli aggiunge: “Se gli effetti positivi dello sfruttamento delle riserve nazionali si manifestano solo nel medio periodo, nell’immediato si potrebbe utilizzare una parte dello stoccaggio strategico di gas, di circa 4,6 miliardi mc, da offrire alle imprese industriali al prezzo estivo, pari alla metà di quello attuale. Una pianificazione di questo tipo determinerebbe rilevanti effetti positivi sui bilanci delle imprese e delle famiglie, con evidenti vantaggi per l’ambiente, l’economia e l’occupazione. Rinunciare ad utilizzare le risorse domestiche comporta invece un danno gravissimo per le imprese e l’intera comunità, e obbliga a ricorrere a interventi congiunturali che assorbono stanziamenti altrimenti destinabili ad altre misure, quali la riduzione del cuneo fiscale”.

Sviluppare la produzione di gas locale ha poi dei risvolti anche per accelerare il percorso verso la transizione energetica. I volumi utilizzati al posto di quelli importati si potrebbero utilizzare nei prossimi anni a basso costo da parte delle imprese che sono impegnate nel processo di decarbonizzazione.

“La situazione, già difficilissima, che da mesi colpisce le imprese, sta diventando ormai insostenibile – conclude Briziarelli – tanto da compromettere la ripresa in atto. Il perdurare di elevatissimi costi energetici, aggravati dal costo della CO2, triplicato nell’ultimo anno, sta impattando pesantemente sulle aziende dalle quali giungono già segnalazioni di possibili chiusure”.

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