Mercato dell’acciaio: c’è la ripresa

Due anni difficili per l’acciaio, anche se si intravvede uno spiraglio. La solidità del comparto è migliorata, con i migliori risultati degli ultimi tre anni e un indebitamento minore delle aziende del settore. Non solo: c’è anche un piccolo miglioramento degli indicatori di liquidità. I numeri arrivano dallo studio Bilanci d’Acciaio 2021, ideato dall’Ufficio studi Siderweb, realizzato in collaborazione con i professori Claudio Teodori e Cristian Carini dell’Università degli Studi di Brescia e sponsorizzato da Bper Banca, Coface e Regesta. Lo studio è stato presentato a Modena al Bper Banca Forum Monzani.

Sono stati analizzati più di 5 mila bilanci lungo tutta la filiera siderurgica. Nel 2020 c’è stato un forte calo nel giro d’affari a causa del covid e della diminuzione dei volumi, ma anche della riduzione del prezzo medio annuo di vendita dei prodotti, che si è ripreso un po’ sul finire dell’anno.

Il fatturato totale delle imprese della parte alta della filiera siderurgica (utilizzatori esclusi) nel 2020 è stato di 44,145 miliardi (-14,7% rispetto al 2019). Il valore aggiunto è stato pari a 6,195 miliardi (14% del fatturato), mentre l’Ebitda è stato di 2,536 miliardi (-29,9%). L’utile si è fermato a 546 milioni (-50%). Per il 2021 ci si attende un’inversione di tendenza dovuta all’andamento dell’economia. Il comparto delle costruzioni, che assorbe circa il 35% del consumo di acciaio, è atteso in crescita del 21,6% in Italia e del 6,2% nella Ue. Segno più (con rallentamenti) anche per il 2022: +3,2% in Italia e +4,5% in Ue. Più deciso, stando all’analisi di Gianfranco Tosini dell’Ufficio Studi siderweb, il recupero atteso per l’automotive: nel 2021 +9% in Ue e +22,3% in Italia, nel 2022 rispettivamente +12,9% e +10%.

In collaborazione con Bper Banca, Siderweb ha anche fornito un questionario a un campione di un centinaio di imprese della filiera dell’acciaio nazionale, sulle attese per i risultati del bilancio 2021 e sulle prospettive per il prossimo anno. Nel 2021 il 90% prevede un aumento del fatturato, di cui poco meno di un terzo superiore al 50%. Nel 2022 si assiste a un rallentamento dello sviluppo: il 35% pensa di stabilizzare il giro d’affari e solo il 37% intravede un’ulteriore crescita. Il 90% prevede di incrementare il risultato economico nel 2021, mentre un ulteriore miglioramento nel 2022 è atteso dal 59% del campione. Il 54% ha confermato o incrementato (23%) i budget per gli investimenti. Il 68% degli intervistati indica di attendersi un impatto soddisfacente o molto soddisfacente dal Pnrr.

Il 42% delle imprese dichiara incrementi sopra il 50% nei costi delle materie prime, il 37% tra il 30 e il 50%. Per il futuro, la percezione è di forte preoccupazione: il 58% ritiene che vi sarà una riduzione dei costi, ma una parte dell’incremento sarà consolidato e solo il 10% degli intervistati sostiene che la crescita sia temporanea, con ritorno alla situazione preesistente. Per i costi di trasporto, il 49% ritiene che una parte del rincaro rimarrà e il 40% non presume significativi cambiamenti per il 2022.

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