Eni: le bioraffinerie di Venezia e di Gela per l’economia circolare

Eni si evolve grazie alle bioraffinerie che hanno l’obiettivo di far raggiungere la decarbonizzazione di tutti i prodotti e i processi entro il 2050. I biocarburi avanzati permettono infatti di ridurre le emissioni di gas serra nei trasporti.

Eni ha sviluppato tecnologie proprietarie nei sui Centri ricerche e ora lavora materie prime di origine biologica: oli vegetali, grassi animali e oli da cucina usati o estratti dalle alghe. Eni è capace oggi di lavorare 1,1 milioni di tonnellate l’anno e nel Piano strategico 2021-2024 c’è l’obiettivo: raddoppiare la capacità entro il 2024 e arrivare a 5-6 milioni di tonnellate entro il 2050. Non solo: entro il 2023, le bioraffinerie saranno palm oil free, ovvero non utilizzeranno l’olio di palma nei cicli di produzione. Al suo posto si utilizzeranno cariche alternative, come per esempio oli alimentari usati e di frittura, grassi animali e scarti della lavorazione di oli vegetali, e di tipo advanced, oli da alghe e rifiuti, materiale lignocellulosico, biooli.

Altra linea di sviluppo nel settore dei carburanti avanzati prodotti dagli scatti darà la possibilità di ottenere olio da pirolisi nel trattamento di pneumatici fuori uso (Pfu). Eni, in questo senso, ha raggiunto un accordo nel luglio del 2021 con Ecopneus, finalizzato a valutare le tecnologie migliori per valorizzare i Pfu e ottenere prodotti energetici (olio da pirolisi) e chimici (asfalti, superfici per lo sport, isolanti acustici, arredo urbano) nel quadro di un’economia circolare.

Il primo esempio di riconversione di una raffineria tradizionale in bioraffineria è quello di Venezia,. Dal 2014, qui vengono trattate e convertite 360 mila tonnellate di materia prima di origine biologica all’anno. Dal 2024 sarà possibile passare a 560 mila tonnellate l’anno, con una quota sempre maggiore proveniente da scarti della produzione alimentare, quindi oli usati, grassi animali e altri sottoprodotti avanzati. Si arriverà dunque a una produzione di 420 mila tonnellate all’anno di biocarburante Hvo (Hydrotreated Vegetable Oil). Il merito è della tecnologia proprietaria Ecofining, molto flessibile e quindi in grado di trattare diversi tipi di cariche. Nel 2019, poi, attraverso Eni Rewind, è cominciata la sperimentazione di nuove opportunità di sviluppo per la produzione di carburanti da economia circolare.

L’altro impianto da menzionare è quello pilota di Gela, dove stati condotti studi di fattibilità per la realizzazione di un impianto Waste to Fuel a Porto Marghera, con capacità di trattamento fino a 150 mila tonnellate l’anno di Forsu (Frazione organica di rifiuto solido urbano), in pratica il rifiuto umido, quello proveniente dagli scarti di cucina. La tecnologia Waste to Fuel permette di ricavare bio-olio dalla Forsu, utilizzabile direttamente come combustibile a basso contenuto di zolfo per il trasporto marittimo o che può essere raffinato per avere biocarburanti ad alte prestazioni.

Gela, appunto. Dopo più di tre milioni di ore di lavoro, nell’agosto 2019 ha aperto la bioraffineria siciliana. La capacità di lavorazione arriva a 750 mila tonnellate annue di oli vegetali usati, grassi di frittura, grassi animali, alghe e sottoprodotti di scarto avanzati o da culture energetiche in terreni desertici o pre desertici per produrre biocarburanti di ottima qualità. A marzo di quest’anno è stato avviato l’impianto Btu – Biomass Treatment Unit, che darà la possibilità di utilizzare fino al 100 per cento di biomasse non in competizione con la filiera alimentare, dunque oli alimentari esausti e grassi derivanti da lavorazioni ittiche e di carne in Sicilia.

Anche in questo caso si vuole creare un modello di economia circolare a chilometro zero per produrre biodiesel, bio nafta, bio gpl e bio jet fuel. Per alimentare la bioraffineria di Gela potrà essere usato anche olio di ricino grazie al progetto sperimentale condotto sui terreni semi desertici della Tunisia. A Gela c’è poi un impianto pilota Waste to Fuel in continuo, alimentato giorno dopo giorno dalla Forsu raccolta dalla Società per la regolamentazione del servizio per la gestione dei rifiuti di Ragusa.

La grande e nuova bioraffineria di Gela, considerata oggi la più innovativa d’Europa, ha preso il posto del petrolchimico, realizzato a partire dal 1962, i cui impianti sono stati fermati.

Eni, infine, nei suoi laboratori di San Donato a messo a punto l’iniziativa Ecofining, che permette di ricavare biocarburanti di qualità alta da oli vegetali. Due le fasi del processo: idrodeossigenazione e isomerizzazione. Il risultato è l’Hydrotreated Vegetable Oil (Hvo), biocarburante con qualità superiore a quelli che si ottengono con il metodo tradizionale chiamato Fame (Fatty Acid Methyl Esters), in termini di contenuto energetico, proprietà a freddo e impuritàIl 15 per cento dell’Hvo va ad arricchire il carburante Eni Diesel +.

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