Rischio di morte sul lavoro: al primo posto Campobasso

“La cronaca continua a registrare, giorno dopo giorno, nuovi infortuni mortali sul lavoro. Uomini e donne che perdono la vita su impalcature, schiacciati da carichi pesanti, incastrati nei macchinari di produzione o folgorati sui tralicci dell’alta tensione. Tragedie terribili che si consumano quotidianamente da Nord a Sud del Paese. Ma ci sono, purtroppo, aree in cui l’emergenza è più sentita. Parliamo di numeri. Ma anche di indice di rischio di mortalità”.

Lo spiega Mauro Rossato, presidente dell’Osservatorio sicurezza sul lavoro Vega Engineering di Mestre, mentre comunica i dati di quella che è diventata una vera e propria emergenza. Da gennaio ad agosto 2021, si sono registrati 620 morti per incidente sul lavoro. Roma primeggia in questa graduatoria con 39 vittime (otto in più dell’anno scorso). Seguono Napoli (32, dato invariato rispetto al 2020), Torino (24 – erano 26), Brescia (20 – erano 30), Milano (20 – erano 32), Bari (17 – erano 12), Caserta (16 – sono dieci vittime in più rispetto al 2020), Salerno (16 – erano 10 a fine agosto del 2020); Bologna (15 – erano 9), Lecce (13- erano 5); (Cuneo 12 – erano 11), Perugia (11 – erano 6), Verona (11 – erano 12), Bergamo (10 – erano 37 a fine agosto 2020).

“I numeri definiscono nel dettaglio l’emergenza morti bianche nel Paese – sottolinea Mauro Rossato – e ancor più lo fanno le variazioni rispetto all’anno precedente. Significativi, in tal senso, risultano essere gli incrementi degli infortuni mortali delle province di Roma, Bari, Caserta e Lecce. Così come i decrementi di Bergamo – 27 vittime in meno del 2020), di Brescia e di Milano”.

Andiamo anche a vedere qual è il rischio di morte, provincia per provincia, rispetto alla popolazione lavorativa. In questo caso la maglia nera spetta a Campobasso che rispetto ad un indice di incidenza medio di 27,1 (Im=Indice incidenza medio pari a 27,1 morti ogni milione di lavoratori) fa registrare un dato che è più di quattro volte superiore: 119,9. Seguono: Isernia (98), Ascoli Piceno (87,7), Pescara (75,1), Caserta (64,6), Verbano Cusio Ossola (63,1), Ragusa (62,1), Lecce (58,3), Aosta (55,6), Piacenza (55,1), Alessandria (55), Taranto (53,9), L’Aquila (53,4), Benevento (52,6), Vibo Valentia (52,4).

“Si tratta di una rilevazione preziosa – spiega il presidente dell’Osservatorio mestrino – perché consente di definire profondamente forme e contenuti del dramma delle morti sul lavoro. Fornisce, infatti, un reale e concreto indice di rischio di infortunio mortale rispetto alla popolazione lavorativa. E così ad indossare la maglia nera non sono più le province che dominano la classifica dei numeri assoluti. Ma sono altre. Quelle che, nonostante il minor numero di vittime, si rivelano invece essere quelle in cui il rischio di mortalità rispetto alla popolazione lavorativa risulta essere più elevato. Come a suggerire che in queste province si potrebbe intervenire in modo maggiormente efficace sul fronte della sicurezza sul lavoro, della prevenzione e della formazione”.

“Siamo convinti – conclude Rossato – che quest’analisi possa diventare un utile strumento di riflessione per tutti coloro che si occupano di sicurezza sul lavoro, dalla politica al tessuto produttivo del Paese”.

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