Valore aggiunto: Perugia 52esima, Terni 60esima

Il covid ha rimescolato le carte dello sviluppo dell’Italia. Nel 2020, tutte le province sono andate in negativo per quel che riguarda il valore aggiunto, ma a soffrire maggiormente è stato il Nord, più a vocazione industriale (-7,4 per cento) e dove troviamo i sistemi della moda e della cultura (-7,9 per cento). Qui troviamo anche la maggioranza delle piccole imprese (-7,5 per cento contro una media nazionale di -7,1 per cento).

Più resilienza nelle province del Sud (-6,4 per cento), con otto province su dieci che mostrano riduzioni più contenute, in particolare dove si investe di più nel Green, dove viene data maggiore importanza alla Blue economy e dove c’è un’incidenza maggiore della pubblica amministrazione.

Queste considerazioni emergono dall’analisi realizzata dal Centro Studi Tagliacarne e Unioncamere, illustrata da Andrea Prete, presidente nazionale di Unioncamere, e da Giorgio Mencaroni, vice presidente di Unioncamere e presidente della Camera di commercio dell’Umbria.

“L’effetto Covid non ha risparmiato alcuna provincia italiana, ma senza la tenacia delle nostre imprese, unita ai provvedimenti del governo, le perdite del valore aggiunto che abbiamo registrato sarebbero state ben più importanti. E anche il sistema camerale, con le iniziative messe in atto, ha certamente contribuito a contenere i danni causati dal lockdown, restando vicino alle imprese e ai territori” ha sottolineato il presidente di Unioncamere Prete.

A Roma e a Milano si produce il 19,7 per cento di tutta la ricchezza del Paese (+2 per cento rispetto al 20000), nelle prime 20 province è concentrato il 55,4 per cento di tutta la ricchezza prodotta. “Se Milano si conferma prima nella graduatoria delle 107 province italiane con un valore aggiunto pro-capite di 47.945,00 euro all’anno – evidenzia il presidente della Camera di Commercio dell’Umbria – la provincia di Perugia si colloca al 52 esimo posto – valore aggiunto di 23.084,00 € l’anno e Terni al 60mo, 21.638,00 € medi annui”.

“Il divario che ci separa dal top è enorme. In termini assoluti Milano realizza un valore aggiunto pro capite più che doppio rispetto a Perugia e Terni (47.000,00). In compenso però siamo abbastanza vicini alla media nazionale di 25.058,00 euro annui”. Rileva ancora il presidente Mencaroni.

Il valore aggiunto dell’Umbria e delle province di Perugia e Terni nel 2020 rispetto al 2019 vedono -6,6 per cento a Perugia, così come in Umbria, -6,5 per cento a Terni. L’Umbria e le province di Perugia e Terni tuttavia, fanno meglio della media nazionale, scesa fino a – 7,1%. Positivo il raffronto con il resto del Centro Italia, che nel suo complesso vede un taglio del valore aggiunto 2020, pari a – 7,3%, lo 0,7% più in basso di quello umbro (-6,6%).

La situazione nel Centro Italia: Lazio – 6,3%, Umbria – 6,6%, Toscana – 8,3%, Marche – 9,4%. Tra le province del Centro, Perugia e Terni si collocano tra Viterbo, la migliore con -1,7% e Macerata la peggiore – 12,5%

Su scala nazionale, più penalizzati i territori industriali di piccola impresa. Le economie territoriali a più alta presenza di imprese con meno di 50 addetti, che sono la dorsale del nostro sistema Paese, hanno registrato le perdite più consistenti di reddito prodotto, -7,5% fra il 2019 e il 2020.

L’economia blu e verde si sono rilevate armi importanti in diversi territori per limitare i danni della pandemia sulla ricchezza prodotta. Sei province su dieci con la quota maggiore di imprese che hanno fatto investimenti green nel periodo 2016-2020 hanno retto meglio della media nazionale.

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