Parchi tematici: le risorse non arrivano, il green pass limita le presenze

Si chiude con una perdita media del 35 per cento rispetto al 2019 l’attività estiva dei parchi tematici italiani, considerando agosto e settembre. Il 2021 dovrebbe terminare con un -50 per cento rispetto al 2019, a meno che da qui a fine anno non arrivino nuove misure restrittive. A bloccare il trend positivo, a inizio anno, è intervenuta l’introduzione dei green pass, che spinto molte persone a rinunciare a questa opportunità di svago.

Il presidente dell’Associazione parchi permanenti italiani e del parco a tema di Leolandia, Giuseppe Ira, dice: “I parchi a tema credono fortemente nel green pass e sono stati tra i primi ad introdurlo. Inevitabilmente questa misura ha causato delle perdite, anche per la concorrenza che si è generata nei nostri confronti da parte di altre categorie che non sono state inserite nel provvedimento. Il risultato è che molte realtà si trovano in una condizione di sofferenza finanziaria e non hanno la possibilità di recuperare perché l’autunno è notoriamente meno remunerativo rispetto all’estate e le scadenze di tasse e imposte non si sono fermate. Ci aspettavamo che la fiducia dimostrata nei confronti del governo fosse ripagata con provvedimenti adeguati a sostegno della categoria, come avviene in Francia. Al contrario, stiamo ancora aspettando i 20 milioni di euro del DL Sostegni Bis, successivamente convertito in legge: l’unico contributo stanziato in 18 mesi”.

Mancano anche criteri chiari per l’assegnazione delle risorse. Durante la Conferenza delle Regioni, è stata decisa la ripartizione del contributo tra le regioni, includendo anche quelli in cui non esistono parchi di divertimento. “Ho già notizia che in alcune regioni si sta pensando di destinare parte del fondo ad altri settori dello spettacolo”. L’Associazione ha scritto prontamente al presidente della Conferenza delle Regioni, Giuseppe Fedriga, al ministro degli Affari regionali e le autonomie, Mariastella Gelmini, e a tutti i presidenti delle Regioni – senza peraltro ricevere al momento risposta – suggerendo alcuni parametri utili a identificare le aziende della categoria, scongiurando così la dispersione delle risorse. Tra i suggerimenti ci sono: l’apposizione di un biglietto d’ingresso, la licenza d’esercizio, la presentazione dei bilanci 2019 e 2020 per individuare l’aliquota d’intervento sulla perdita di fatturato e quantificare l’ammontare del contributo per le singole imprese.

Fino al 2019, l’anno prima della pandemia, i 230 parchi tematici, faunistici, acquatici e avventura generavano 1,1 milioni di pernottamenti e ricevevano visite da 20 milioni di italiani e 1,5 milioni di stranieri. Nel 2019 il settore ha avuto un giro d’affari di 450 milioni di euro per la sola biglietteria, cifra che arriva a un miliardo di euro con l’indotto interno, come merchandising e ristorazione, e a due miliardi considerando l’indotto esterno, ossia i centri commerciali, gli hotel e gli altri servizi nei pressi dei parchi. Prima del covid, erano impiegate nel settore, tra fisse e stagionali, 25 mila persone, 60 mila con l’indotto. Nel 2020 le aziende, in media, hanno perso il 75 per cento, divenendo le più colpite dalla crisi. Il 20 per cento dei parchi ha rinunciato alla riapertura, alcune importanti realtà sono finite nelle mani dei fondi di investimento esteri.

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