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Confagricoltura Umbria: incendi, non più rimandabile la prevenzione Il presidente Fabio Rossi: "Nei terreni non coltivati e nei pascoli abbandonati il territorio è più vulnerabile"

di Alessandro Pignatelli
12/08/2021
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Promuovere la superficie dei boschi come coltura agraria e sviluppare un modello economico-produttivo dei bosco anche in Umbria: su questi due temi Confagricoltura continua a battere e alza la voce in merito ai numerosi incendi che stanno aggredendo i boschi in queste ore: “Un bosco coltivato è anche un bosco presidiato, meno soggetto a degrado idrogeologico, da effetti meteo rilevanti e dagli incendi”. A dirlo è il presidente dell’Associazione, Fabio Rossi.

L’Italia conta su 10,9 milioni di ettari di bosco e terre boscate. In meno di 30 anni, sono cresciuti del 20 per cento e, oggi, coprono il 38 per cento della superficie nazionale contro la media Ue del 33 per cento. La superficie forestale ha sorpassato quella agricola. Ma gli incendi, negli ultimi 40 anni, si sono mangiati quasi 110 mila ettari all’anno di boschi. In questa torrida estate, poi, in Italia si conta un incendio ogni sette minuti; in Umbria, da inizio 2021, sono bruciati 222 ettari di campi e boschi. Nella regione, oggi, la superficie forestale è il 50 per cento del territorio: l’Umbria è una delle regioni a maggiore percentuale di copertura boschiva, in costante crescita. Il fenomeno dell’avanzamento boschivo è causato anche dallo spopolamento delle montagne: “Un fenomeno che andrebbe arrestato incentivando agricoltura e allevamento nelle zone montane e tutte le attività di valorizzazione dei prodotti del sottobosco e di quell’economia integrata che trova anche nel turismo un motore”.

“Nei terreni non coltivati e nei pascoli abbandonati – prosegue Rossi – il territorio è più vulnerabile e lo stato della vegetazione (molto secca) è causa di innesco e velocità di propagazione degli incendi. Per questi motivi risulta fondamentale la manutenzione, con agricoltura e zootecnia, dei terreni circostanti i boschi”.

Un bosco è sano quando e se viene coltivato, in particolare in Umbria dove prevale il bosco a ceduo e, ogni 20-30 anni, deve essere soggetto a taglio e prelievo del legname, lasciando in piedi quegli alberi che assicurano la ricrescita. L’uso della legna utilizzata per il calore deve essere incentivato con le nuove apparecchiature a basse emissioni e a maggiore efficienza. I boschi umbri hanno forte carenza di piste forestali, pertanto un programma organico deve poter essere sostenuto da percorsi autorizzativi e sostegni economici per ripristinare e realizzare una idonea viabilità forestale che è anche collegata ad interventi sull’assetto idraulico e anche propedeutica a una maggiore frequentazione dei boschi e per favorire interventi in caso di incendi.

Confagricoltura chiede quindi una riflessione ancora più profonda sulla sostenibilità economica dell’agricoltura in queste aree. I territori appenninici possono assumere un ruolo strategico nelle politiche di coesione territoriale che mettono al centro degli obiettivi le aree interne.

“Oltre a continuare nell’opera di dissuasione e repressione degli incendi dolosi – sottolinea anche Enrico Allasia, presidente della Federazione nazionale di prodotto delle risorse boschive di Confagricoltura – occorre puntare in maniera sempre più forte sulla gestione di questo nostro patrimonio di boschi e foreste, per valorizzarlo, proteggerlo, migliorando così la biodiversità e la resilienza del nostro polmone verde”.

Pianificare la prevenzione significa circoscrivere i danni, favorendo il lavoro di chi si occupa dello spegnimento. “E’ ormai irrimandabile – dice ancora Allasia – la corretta progettazione e manutenzione della viabilità forestale e dei viali tagliafuoco. È necessario anche mantenere i soprassuoli arborei in buono stato di salute, così come va sensibilizzata la cittadinanza sulle tematiche forestali con un’informazione corretta”.

Tags: BoschiCDEARTICLEConfagricoltura UmbriaincendiUmbria
Alessandro Pignatelli

Alessandro Pignatelli

Giornalista professionista e scrittore, amante della carta stampata come del mondo digitale. Ho lavorato per agenzie stampa e siti internet, imparando nel mio percorso professionale a essere tempestivo, preciso, ma anche ad approfondire con vere e proprie inchieste. Con i new media e i social, ho inserito nel mio curriculum anche concetti come SEO, keyword, motori di ricerca, posizionamento.

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