Cuoio Toscana: le aziende fanno rete contro la pandemia

In Toscana c’è un forte comprensorio del cuoio, maturo ed esperto visto che da più di quattro generazioni fa conceria e la insegna. Sono soprattutto medie e piccole le imprese presenti e producono pelle e cuoio per abbigliamento, pelletteria, calzature per i marchi del lusso e della moda. Il fatturato è per il 70 per cento export.

Oltre alla classica conceria, qui troviamo coloro che lavorano per conto terzi e che seguono le fasi specifiche della lavorazione della pelle, la produzione dei macchinari, il settore chimico, il calzaturiero e il commercio. Siamo a Santa Croce sull’Arno, dove la pelle – scarto dell’industria alimentare – arriva da tutto il mondo, ma qui ha caratteristiche diverse, oggetto di studio e di ricerca; in Toscana, infatti, si inventa l’articolo. Qui il prodotto fa tendenza ed è una storia assolutamente unica di Made in Italy.

In Toscana, più del 90 per cento dei pellami arriva dalla produzione alimentare, è uno scarto recuperato e trasformato in prodotti di pregio e prestigio: un bell’esempio di economia circolare. Già 40 anni fa gli imprenditori toscani crearono infrastrutture a tutela dell’ambiente, ancora oggi uniche nel mondo. Per esempio, il depuratore di Santa Croce sull’Arno che depura l’acqua in uscita dalla lavorazione conciaria per portarla pulita nel fiume- I fanghi residuali di questo processo vengono quasi interamente utilizzati in edilizia e cementifici. Dagli scarti della lavorazione si ottengono materiali fertilizzanti, il cromo impiegato nelle fasi di concia viene recuperato e ridato alle aziende conciarie.

Aldo Gilozzi, direttore di Assoconciatori, dice: “Quest’anno, a causa dell’emergenza sanitaria, è stato particolarmente difficile, con perdite di fatturato tra il 30 e il 40 per cento, eppure il distretto e i suoi attori hanno confermato il proprio impegno a fare rete per farsi trovare pronti a ripartire non appena il quadro complessivo potrà normalizzarsi. La tutela dell’ambiente fa parte di questo impegno”. Così come l’accordo di programma tra conciatori del distretto, ministero dell’Ambiente e Regione Toscana: 42 Comuni convoglieranno l’acqua in un grande condotto, il Tubone, che quando sarà operativo al cento per cento consentirà alle concerie di usare nei propri processi di lavorazione acqua civile depurata invece di prenderne di nuova dal sottosuolo.

Le aziende intanto guardano con attenzione alle politiche del nuovo Governo. La rivoluzione green, la svolta verde, la premialità alle imprese responsabili a livello ambientali non potrà che ricadere sul distretto di Santa Croce sull’Arno.

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