De Carlo (Assoturismo Puglia): “Anno si chiude con -50-90% di fatturato”

“Speravamo si ricominciasse a lavorare”. Francesco De Carlo, presidente di Assoturismo Puglia, non nasconde la delusione per una situazione che si prolunga ormai da quasi un anno e di cui non si vede la luce in fondo al tunnel: “Abbiamo avuto la parentesi estiva, in cui la nostra regione è stata tra quelle più scelte dal turisti. Alcuni sono riusciti a recuperare, anche se non tutto, per altri è arrivato un po’ di ossigeno. Ma l’anno si chiude con un -50-90 per cento di fatturato. Ha perso di meno chi aveva una vocazione maggiormente stagionale, tipo gli operatori delle spiagge o i ristoranti che aprivano esclusivamente da maggio ad agosto. Gli alberghi sono arrivati a perdere il 90 per cento, i tour operator e le agenzie di viaggi hanno avuto perdite quasi massime”.

Non sono mancate le richieste, in questi mesi, al Governo: “Alcune sono state accolte, con un tavolo di monitoraggio per tutto il 2021. Abbiamo domandato di migliorare l’utilizzo del bonus vacanze che, al 7 gennaio del 2021, risultava essere stato sfruttato appena al 16 per cento, ed è un peccato, considerato che sul tavolo c’erano 2,4 miliardi di euro, puro ossigeno per il comparto dell’ospitalità. C’è poi la richiesta di prolungare la cassa integrazione a giugno 2021, abbiamo chiesto che l’Imu sia cancellata per tutto il 2021 agli operatori del turismo. Ci sono questioni affitti particolarmente delicate con gli sfratti che sono dietro l’angolo. Abbiamo chiesto anche che il credito d’imposta non venga più calcolato sul codice Ateco e che sia considerato non soltanto il mese di aprile, ma un periodo più lungo”. Richieste sono arrivate anche per le agevolazioni di credito: “La possibilità di accedervi sempre, con garanzie al 100 per cento e non al 90 per cento, da diluire su più anni”.

De Carlo è anche vice presidente nazionale di Assohotel: “E proprio come associazione abbiamo chiesto di poter utilizzare il bonus edilizio del 110 per cento anche per le imprese alberghiere che hanno bisogno di manutenzione. Poter procedere ad alcuni miglioramenti aiuterebbe a superare il gap che c’è con molte concorrenti straniere. C’è una stranezza in questa legge: noi non possiamo chiederlo il superbonus, una casa vacanza o un b&b sì. In Italia ci sono 33 mila alberghi circa, non ci sarebbe una grossa incidenza sul plafond statale”.

Arriverà il Recovery Fund, occasione imperdibile: “E’ un’opportunità per tutti, ma il turismo purtroppo prende briciole: siamo allo zero virgola quando questo settore incide per il 13 per cento del Pil statale. Pare che nessuno voglia fare niente per renderlo strategicamente importante. Quando gli abbiamo fatto presente questa lamentela, ci hanno risposto che noi beneficiamo anche di soldi dati ad altri settori. Ma questa cosa vale per tutti, non solo per noi. Gli altri hanno tante risorse per fare investimenti importanti. In Puglia, negli anni ’80 e ’90, c’erano i patti territoriali con cui il turismo è stato finanziato al 15 per cento contro l’85 per cento del manifatturiero. Dopo 20 anni, quello che è stato dato al turismo si è consolidato ed è cresciuto, quello che è stato dato al manifatturiero è svanito, si è delocalizzato, è fallito. Noi da sempre veniamo sminuiti dalla politica, ma il turismo quando si radica in un territorio non lo puoi spostare e non ha neanche interesse che ciò accada”.

Le imprese, come detto all’inizio, non vedono una ripartenza a breve: “Sento sempre più persone dire che in primavera non sarà possibile. Non crediamo che a Pasqua si possa ripartire al 100 per cento. Molti operatori hanno già fatto sapere che riapriranno a maggio/giugno, anche perché la ripartenza delle strutture va programmata in anticipo. Un po’ più semplice è la situazione dei ristoranti: se si passa in zona gialla, in due settimane si riapre. Ma le agenzie viaggio, anche se riaprissero, a chi farebbero il biglietto aereo o del treno? Sarà una ripartenza a macchia di leopardo. Quello che auspichiamo è che per l’estate si possa arrivare preparati, non compiendo gli stessi errori della scorsa estate. Confidiamo nei vaccini e qui facciamo sapere che non è possibile che la vaccinazione della nostra categoria sia prevista a settembre, non possiamo essere trascurati stando a contatto con la gente. Che si faccia uno sforzo per metterci in sicurezza”. Le imprese scalpitano: “Le vedo nervose, il rischio è che a qualcuno saltino i nervi”.

Se non si dovesse davvero ripartire, cadremmo nel dramma: “Dai dati che ci arrivano dalle grandi città, un albergo su quattro potrebbe non riaprire, a causa degli alti costi fissi a cui non fanno da contraltare gli incassi. Se dovesse saltare per intero il 2021, allora bisognerebbe approntare un piano serio per non far morire un patrimonio che è tra i più antichi al mondo, siamo noi italiani che storicamente abbiamo insegnato a fare turismo. Purtroppo, non vediamo la giusta attenzione dalle istituzioni e stiamo finendo anche la benzina di riserva. Senza un 2021 di lavoro, potremmo superare anche il 50 per cento di chiusure. Anche fossi un’azienda seria, al procrastinarsi di questa situazione di chiusure, rifletterei se voglio ancora dedicarmi a questa attività”.

Exit mobile version