Cia Umbria: 2020, birrifici artigianali -90 per cento di fatturato

Matteo Bartolini, CIa Umbria

Cia – Agricoltori italiani dell’Umbria tira le somme del 2020, con le aziende agricole associate che sono andate avanti nonostante la pandemia e la crisi economica. E che hanno continuato a produrre cibo di qualità e a investire in nuovi progetti e attività.

Si parte con gli agriturismi, che vivono Natale con una finta apertura considerata l’impossibilità di spostarsi da una regione e l’altra e anche all’interno degli stessi comuni. Un Natale con segno zero, dunque, dopo una Pasqua inesistente per prenotazioni e un’estate che invece ha permesso a molte aziende di sopravvivere. Si sono salvate, durante queste feste di fine anno, quelle strutture con all’interno un ristorante e che hanno dunque potuto cucinare per l’asporto, che comunque non è decollato.

Un settore di cui si parla poco, ma che in Umbria rappresenta una fetta importante del beverage è rappresentato dai birrifici artigianali. Tra lo stop a ristoranti, pub e bar e il blocco di fiere, eventi e sagre, la birra artigianale e agricola è entrata in crisi, con un crollo del fatturato del 90 per cento. Addirittura, la filiera rischia di non sopravvivere al covid senza adeguati aiuti.

C’è poi il florovivaismo. Nella prima parte della pandemia, con i vivai chiusi e lo stop alle cerimonie, ci sono state perdite eccezionali, con serre piene di piante non vendute e migliaia di fiori al macero. Cia stima un crollo del 60 per cento a fine anno, ossia 1,2 miliardi di euro (dato nazionale).

Cia Umbria, in tutto ciò, non si è mai fermata. Sono stati attivati corsi di formazione a distanza per 2 mila imprenditori agricoli.

Il presidente di Cia Umbria, Matteo Bartolini, commenta: “Arrivati alla fine di un anno che ha stravolto l’economia a livello mondiale, dobbiamo ripartire da un nuovo paradigma. La strada ci è stata indicata dal Green New Deal della Commissione Europea. Come Cia, chiediamo adesso che l’Italia prepari quanto prima un piano per dire con chiarezza come vuole impiegare le risorse aggiuntive destinate all’Italia di 1,7 miliardi per il prossimo biennio, considerando anche le criticità del mondo agricolo a cui abbiamo sempre dato voce. I casi di molte aziende Cia Umbria sono l’esempio da cui ripartire. Anziché farsi travolgere dal distanziamento sociale e dalla crisi economica che ne è derivata, hanno preferito adottare un approccio nuovo, più vicino al territorio e alla comunità, ricreando le basi tra l’uomo e l’ambiente. Ed è proprio questa la chiave, ognuno nel ruolo di consumatore e produttore, per trasformare il mondo in un posto più sostenibile non solo a livello ambientale. I nostri auguri per un 2021 di vero rilancio, uno sguardo diverso e rivolto alla coesione sociale. Abbiamo bisogno di ripartire, senza lasciare indietro nessuno”.

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