Fase 2: Cgil Marche, luci e ombre nelle aziende

Quali le principali misure adottate dalle imprese per garantire salute e sicurezza dei lavoratori nella fase 2 del covid.19? La Cgil Marche ha avviato un sondaggio. Ogni azienda contattata ha compilato un questionario (tramite Rls, Rsu e Rsa). In tutto, sono stati 261 gli intervistati, occupati in aziende con un totale di 37 mila dipendenti.

La maggior parte del campione dichiara che nella propria impresa è stato adottato il Protocollo aziendale di sicurezza. Il 63% che lo stesso è stato condiviso ed è stato oggetto di accordo con i rappresentanti dei lavoratori. Sempre la maggior parte degli intervistati spiega che in azienda è stato istituito il Comitato aziendale per la sicurezza.

Questi dati vogliono dire che in un’azienda su quattro non sono state concordate con il sindacato le misure adottate e che non c’è stato neanche un confronto preventivo con i rappresentanti dei lavoratori. Solo un terzo del campione dichiara che il medico competente ha collaborato nel definire le misure da adottare.

Quali sono state le principali misure adottate dalle aziende? Nella maggior parte dei casi (il 94% degli intervistati), sono stati forniti i dispositivi individuali di sicurezza come mascherine, guanti, occhiali, indumenti e, per l’84%, i dispenser di detergenti per le mani. Diffusa è l’informativa sul Protocollo e sulle misure adottate in azienda (81%), la pulizia giornaliera e la sanificazione periodica dei locali viene garantita dalla maggioranza delle aziende (79%), meno diffusa è l’aerazione (22%). In molte aziende è stata adottata la distanza sociale (75%) e definiti ingressi e uscite scaglionate (65%). Tra le misure più incisive, lo smart work/lavoro agile, deciso dal 60% degli intervistati. Diffusa è anche la definizione di orari differenziati, anche in relazione agli ammortizzatori sociali (60%); solo il 19% delle aziende ha ridefinito gli orari di lavoro con misure più impattanti sull’organizzazione. Il 17% ha deciso la chiusura di reparti, poche aziende, il 14%, hanno provveduto alla somministrazione dei test sierologici o al ricorso al tampone per i propri dipendenti. In alcune aziende dove c’è la mensa si è provveduto alla sua chiusura (lo dichiara il 22% degli intervistati).

È stato però segnalato che le misure decise non sono poi state concretamente adottate, in alcuni casi. Daniela Barbaresi, segretaria Generale CGIL Marche, e Giuseppe Santarelli, segretario regionale con delega alla sicurezza sul lavoro, commentano: “L’indagine ha messo in evidenza una quadro a luci e ombre. In questi mesi difficili il sindacato ha giocato un ruolo fondamentale nella gestione dell’emergenza nella consapevolezza che la salute e la sicurezza dei lavoratori viene prima di ogni cosa”.

“L’esperienza portata avanti in questi mesi nella contrattazione con imprese, associazioni datoriali e Istituzioni deve assumere un carattere che vada oltre le straordinarietà del momento, anche in relazione ai rischi di una eventuale nuova ondata di contagi che non deve farci trovare impreparati rispetto alle conseguenze che questa potrebbe avere nei luoghi di lavoro”.

“L’attenzione sul tema della salute e sicurezza va tenuta alta per evitare che siano i lavoratori a pagare il prezzo della ripartenza. E’ necessario poi che molte imprese superino vecchie rigidità garantendo il pieno coinvolgimento dei rappresentanti dei lavoratori, riconoscendone e valorizzandone il contributo di conoscenze, esperienze e proposte”.

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