Umbria: i due modi di valorizzarla

“Il territorio deve comunicare ciò che è, ciò che sa fare, le sue qualità, il suo valore”. Prendiamo in prestito una frase di Tondini, ‘L’importanza dell’immagine dell’economia contemporanea’, Focus Aur, per aprire questo excursus sull’Umbria.

L’Umbria, con l’immagine, ha tutto sommato un buon rapporto. C’è quella verde e quella francescana, ci sono eventi come ‘Umbria Jazz’, ‘International Journalism Festival’, ‘Eurochocolate’, ‘Festival dei due Mondi’. Guai, però, a cullarsi sugli allori perché non ci vuole nulla a finire nell’oblio. Verranno dunque proposte due immagini di Umbria ad alto potenziale, che potrebbero stimolare i visitatori a venire nella regione.

Tra gli anni Quaranta e Cinquanta del Novecento, artisti sconvolsero per sempre l’idea tradizionale di quadro. Il dipinto diventò mondo esso stesso. Tra i protagonisti anche Alberto Burri, umbro. Il cosiddetto pittore dei sacchi che trasforma la iuta da supporto dell’immagine a immagine tra virgolette. Nel ciclo dei sacchi c’è molto del saio di Francesco d’Assisi che Burri aveva visto da bambino con la madre. L’Umbria influenza dunque l’artista moltissimo. Forse a Burri bisognerebbe dare più spazio e, contemporaneamente, darlo alla sua regione dove l’industria culturale – sotto il profilo del valore aggiunto e dell’occupazione – finisce per essere sottostimata rispetto per esempio a Marche e Abruzzo.

La seconda immagine riguarda i borghi umbri. Bellissimi, ma con un problema: l’abbandono. Talmente perfetti da poter essere (e lo sono stati) set cinematografici, eppure così vuoti quando i turisti della domenica se ne tornano a casa. Eppure, in questi borghi, c’è una qualità di vita eccezionale. E si trovano in Umbria, dove i servizi essenziali sono di livello buono. Anche le autostrade telematiche si stanno ampliando sul territorio in maniera notevole. Qui bisognerebbe puntare il dito proprio su questo parallelo: quanto ci guadagnerebbe la vita ad abbandonare le numerose città invivibili che sono un po’ in tutto il mondo per raggiungere e fare dimora stabile dei borghi umbri.

L’Agenzia Umbria Ricerche, alla fine di questo excursus, cita ancora una frase tanto cara al marketing: “Le persone non si aspettano, sono i treni che si aspettano. Alle persone bisogna andargli incontro”. Un po’ come si fa fuori dai ristoranti quando camerieri molto solerti avvicinano i potenziali clienti provando a fargli entrare nel proprio locale.

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