Coronavirus: Perugia in ginocchio

Il coronavirus sta mettendo in ginocchio Perugia. Da cui parte un vero e proprio grido: “Lo Stato ci aiuti”. Solo i supermercati sono costretti a contingentare le entrate. Gli scaffali si svuotano, con incassi da periodo natalizio. La vera situazione drammatica è per diversi negozi e alberghi della città. Tra aprile e giugno si sono azzerate le prenotazioni.

Simone Fittuccia, presidente di Federalberghi Perugia, a Umbria24, dice: “Nella regione, circa il 50 per cento degli hotel è stagionale, di solito si comincia a lavorare un mese prima di Pasqua. Questi hanno deciso di non riaprire”. L’altro 50 per cento sta decidendo di chiudere. “Gli annullamenti sono costanti, a oggi siamo al 99 per cento; tenere aperto costa migliaia di euro al giorno”.

Ad Assisi, tutti gli hotel del centro sono chiusi. Rimangono aperti solo quelli piccoli a Santa Maria degli Angeli. “Siamo all’azzeramento ed è una mazzata totale per il settore. Aspettiamo questo decreto che dia la possibilità della cassa integrazione e fermi tasse e mutui. Al momento non c’è una visione e non riusciamo a capire quale possa essere la soluzione”.

In centro, diversi negozi hanno ancora al massimo 2-3 giorni di autonomia, poi chiuderanno. La speranza, un po’ per tutti, è riuscire a salvare eventi tipo Umbria Jazz, che darebbe respiro alle casse. Poi, però, scopri che anche un gigante come Luisa Spagnoli ha deciso di chiudere i battenti in tutta Italia e allora ti rendi conto di quanto sia grave la situazione. Martedì è arrivata la decisione del Sindaco di sospendere tutti i mercati rionali. La sensazione, a tratti, è davvero di essere arrivati su qualche pianeta. Disabitato. I bar, autonomamente, decidono di abbassare le saracinesche prima dell’orario di chiusura: “Apriamo solo per dare un servizio alla città, di certo non per gli incassi”.

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