Conti economici territoriali: Umbria, confermata la strada in salita

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Attesi, sono stati resi noti gli ultimi dati dell’Istat, che ha diffuso la revisione dei Conti economici territoriali, concordata a livello continentale nel rispetto del Regolamento Sec2010. Le stime sono definitive per il 2016, semi-definitive per il 2017 e provvisorie per il 2018.

A livello nazionale, c’è stata una crescita reale dello 0,77% dal 2017 al 2018, in particolare grazie al Nordest (+1,35%); l’Umbria, con lo 0,07%, è quintultima tra le regioni per variazione del Pil, ma ultima come intensità tra tutte le regioni con il segno ‘+’ e prima di Lazio, Sicilia, Campania, Calabria, tutte con il segno ‘-‘. Le Marche guidano la graduatoria con il +3,05%, seguite dall’Abruzzo, 2,22%.

L’Umbria è immobile nelle previsioni del 2018, mentre si nota una crescita del Pil reale dell’1,38% nel 2017 (Italia 1,72%, Toscana 1,25%, Marche 1,84%). Considerando gli ultimi due anni a disposizione, l’Italia mostra un 1,2%, l’Umbria si piazza al sestultimo posto, prima di Basilicata, Lazio, Campania, Sicilia e Calabria. Sempre davanti a tutti le Marche, +2,4%, poi Piemonte ed Emilia Romagna. La Toscava fa segnare +1,4% nell’ultimo biennio.

In questo quadro, il Pil pro capite nominale dell’Umbria, nel 2018, si stima pari a 25.290 euro contro i 29.218 italiani; l’anno prima, eravamo a 24.936 e 28.687. Dal 2017 al 2018 il distacco dell’Umbria dai valori medi nazionali aumenta leggermente, mentre è più forte il distacco da Marche e Toscana. Come accade dal 2013, il 2018 riconferma per la regione un livello di reddito a famiglia inferiore a quello nazionale (18.350 contro 18.902), anche per colpa di una crescita nell’ultimo anno dell’1%, la più bassa tra tutte le regioni dello Stivale (Italia 1,9%, Marche 2,2%, Toscana 2,3%).

La distanza di circa tre punti dal 100 italiano è però – secondo le parole di Agenzia Umbria Ricerche – una diapositiva meno cupa dell’Umbria. La distribuzione secondaria del reddito nazionale interviene infatti favorendo la regione in modo duplice poiché, rispetto alla media nazionale, pesa relativamente di meno il sistema fiscale e incide relativamente di più quello delle prestazioni sociali. Insomma, se sul fronte produttivo c’è maggiore debolezza, a compensare in parte arriva il sistema dei trasferimenti pubblici.

Pur in presenza di un calo del Pil nel 2018, anche per la ripresa che c’era stata l’anno prima, la spese per i consumi finali delle famiglie – dal 2017 al 2018 – aumenta in volume (1,4% Umbria, 0.9% Italia) e l’Umbria è al quarto posto in Italia. La spesa unitaria, sempre nella regione, è di 17.164 euro nel 2018, con la distanza che si accorcia rispetto al dato nazionale (17.821 euro). Dal punto di vista della produzione, il 2018 si conferma come un anno a più caratterizzazione industriale per l’Umbria, soprattutto grazie al settore edilizio (5,1% il valore aggiunto generato sul totale, 4,2% quello nazionale). Sul fronte dei servizi, aumenta il contributo della Pubblica amministrazione. Un anno prima, il sistema umbro generava più reddito dalla macchina pubblica (18% del valore aggiunto) che dall’industria manifatturiera (16,5%), mentre i due settori si equivalgono (16,6% e 16,7%).

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