Convegno Anci: Comuni umbri in convalescenza

Bilancio 2020

Bilancio 2020

I Comuni umbri sono tuttora in convalescenza. Questo il messaggio principale che è scaturito dal convegno organizzato a Perugia dall’Anci, in cui si è discusso degli effetti del dl fiscale e della legge di bilancio 2020 sulla finanza comunale. All’incontro hanno partecipato in tanti tra sindaci, assessori, consiglieri e responsabili degli uffici finanziari.

Sul palco il presidente di Anci Umbria, Francesco De Rebotti, la vice Laura Pernazza, una funzionaria del Comune di Perugia, Simonetta Lumediluna, i vertici di Ifel (il presidente Guido Castelli, il responsabile della finanza locale Andrea Ferri), la fondazione di Anci che assiste i Comuni sulle questioni di finanza ed economia.

Partiamo i numeri. Dal 2011 al 2018 188 milioni tra tagli (135 milioni) e accantonamenti per il Fondo crediti di dubbia esigibilità (53 milioni). Una batosta per i municipi umbri, -24% sulla spesa corrente. Togliendo le voci trasporti e rifiuti, il crollo è comunque significativo, -13,6%, il triplo circa della media nazionale (-5,4%). Le spese per sport, turismo e cultura, tra 2011 e 2018, sono state tagliate di un quarto, calo preoccupante pure per il welfare (-8% contro il -5,5% nazionale). I municipi, a livello nazionale, hanno contribuito al risanamento delle casse pubbliche per 12,5 miliardi, che vale il 7% della spesa e meno del 2% del debito di tutta la Pubblica amministrazione.

Non va meglio il capitolo investimenti: tra 2010 e 2017, in Umbria, si sono dimezzati, con una vera e propria voragine nei Comuni tra i 5 mila e i 20 mila abitanti. “Fino al 2017 c’è stato il blocco quasi totale degli investimenti, con una riduzione quasi spaventosa delle risorse di parte corrente. In Umbria, poi, il taglio del welfare è stato tra i più alti d’Italia” ha commentato Castelli. Nel 2018 c’è però stata una ripresa della spesa corrente (+1%), in particolare per i rinnovi contrattuali del personale e per la ripresa dei trasferimenti.

La nuova legge di bilancio porta ulteriori segnali positivi (superamento del patto di stabilità interno, ritorno degli equilibri ordinari di bilancio, sblocco della leva fiscale), più soldi per gli investimenti, maggiore semplificazione contabile e amministrativa, la possibilità di nuove assunzioni. E ancora: aumento del fondo di solidarietà comunale, 1,5 miliardi fino al 2024, unificazione di Imu e Tasi, avvio di una riforma della riscossione. Sarà poi alleggerito il Fondo crediti di dubbia esigibilità: dalla necessaria copertura del 100%, si passa al 90% dal 2020. “Considerando che i bilanci dei Comuni valgono 45 – 50 miliardi e il Fondo ormai 4 miliardi, significa sottrarre un altro 10% alla spesa corrente”, quindi spesso ai servizi. Dal 2020, saranno infine abbattuti i tassi degli interessi praticati agli enti locali (oggi al 4-5%) grazie alla ristrutturazione del debito.

Durante il convegno, è stato presentato un documento con indicatori relativi ai rendiconti 2017 del 92 Comuni umbri. In quelli superiori ai 5 mila abitanti, registriamo “un maggior grado di realizzazione delle entrate correnti rispetto alle previsioni definitive di bilancio, quindi una migliore capacità gestionale e previsionale delle entrate. Inoltre, in queste classi, si rileva minore rigidità strutturale del bilancio, a volte imputabile anche all’esternalizzazione dei servizi”. Nei Comuni più piccoli, invece, ci sono maggiori difficoltà per le entrate e più rigidità strutturale del bilancio, con minore esternalizzazione dei servizi.

“L’Umbria è una regione di piccoli Comuni – ha puntualizzato Ferri – e questi continuano ad avere forti problemi di rigidità; in parte, si può intervenire con le unioni, ma è il sistema nazionale a dover prendere meglio atto di una cosa: se i comuni si spopolano, non si possono togliere risorse troppo in fretta o si avvia una spirale negativa. L’anchilosi è enorme: la rigidità dei bilanci nei piccoli e medi Comuni è spaventosa e le politiche pubbliche che oggi si possono immaginare sono condizionate da ciò. I sindaci spesso sono ridotti a dei capoufficio che devono solo far applicare le norme”.

La chiusura è stata affidata a De Robotti: “Risorse e semplificazioni: quest’ultimo è l’argomento che ci provoca le maggiori sofferenze. Le norme ingessano i Comuni e ciò si riverbera sui servizi per i cittadini”. De Robotti chiede dunque procedure più snelle per i mutui, maggiori risorse per le scuole e il dissesto idrogeologico. Sui trasporti, “siamo in difficoltà e serve un piano straordinario che tenga insieme tutto: dal ferro alla gomma”.

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