‘Legalità, ci piace’: aderisce anche Confcommercio Umbria

Confcommercio Umbria aderisce alla giornata di mobilitazione ‘Legalità, ci piace’, contro i prodotti falsi. I dati sono stati presentato oggi a Roma, proprio in occasione della mobilitazione. I consumatori umbri, soprattutto donne dai 35 anni in su e con livello d’istruzione medio-basso, acquistano prodotti contraffatti in percentuale superiore rispetto alla media italiana. Sono trascinati a farlo dalla possibilità di “fare un buon affare”.

Abusivismo e concorrenza sleale sono dunque i crimini più sentiti dalle imprese del terzo settore: siamo 12 punti al di sopra della media nazionale. Secondo Confcommercio, contraffazione, abusivismo, pirateria, estorsioni, usura, infiltrazioni della criminalità organizzata, furti, rapine, taccheggio e corruzione, alterano la concorrenza, comportano perdita di fiducia degli operatori e diminuzione degli investimenti. Il che, come conseguenza, ha la chiusura delle imprese che invece operano in modo legale, la perdita di posti di lavoro, la non tutela dei consumatori, la mancanza di sicurezza pubblica e la crescita della criminalità organizzata.

A imprese del commercio e pubblici esercizi costano 30 miliardi di fatturato l’anno, come ha rivelato l’Ufficio studi di Confcommercio per il 2019. Quest’ultima chiede pertanto l’inasprimento delle sanzioni e più controlli sul territorio.

Vediamo ora nel dettaglio i dati presentati a Roma. Siamo al 32,1% per quanto riguarda i consumatori che acquistano prodotti contraffatti contro il 30,5% nazionale. I falsi più acquistati dai consumatori del Centro riguardano abbigliamento (47%), alimentari (45%), scarpe e calzature (31%). Quelli più acquistati sul web sono i farmaci (+1% rispetto alla media italiana). Si acquista illegalmente perché si può fare un buon affare (78,8% contro il 68% italiano), per motivi economici (73% contro 70% nazionale). Superiore, però, nei consumatori del Centro rispetto a quelli italiani la percezione che sia rischioso acquistare in questo modo (95% contro 91,4%). Il 69,7% dei consumatori è informato sui rischi in caso di acquisto di prodotto contraffatto. A farlo è prima di tutto la donna (54,8%), dai 35 anni in su, con livello medio-basso d’istruzione (49%), impiegato, pensionato o disoccupato per il 72,4%.

Analizziamo ora le imprese. Vedono, quelle del terziario del Centro, nell’abusivismo il fenomeno criminale più preoccupante (46% contro 34% nazionale); poi ci sono i furti (33,1% contro 29%) e contraffazione (32% contro 34,8%). Il 61% delle imprese del Centro si sente danneggiato dall’illegalità (66,7% la media nazionale). Gli effetti della contraffazione e dell’abusivismo: concorrenza sleale (57%, leggermente inferiore dal dato italiano) e riduzione dei ricavi (33,8%, poco meno del dato nazionale).

Il 73,6% delle imprese del commercio al dettaglio del Centro è stato vittima almeno una volta di un episodio di taccheggio. A livello nazionale siamo al 69,3%. Quelle del Centro che lamentano un aumento del fenomeno sono il 32%, contro il 24,1% italiano. Il 45% degli esercizi commerciali del Centro Italia si è dotata di misure anti-taccheggio (55,8% in Italia), il 38% di dispositivi anti-taccheggio, il 21% ha investito in formazione del personale.

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