Confcommercio all’Opera per l’Umbria: il terziario si è riunito a Perugia

Si chiama Confcommercio all’Opera per l’Umbria ed è un percorso di progettazione partecipata, avviato da 150 imprenditori a Perugia con l’obiettivo di portare un contributo, analisi e proposte, per l’Umbria che verrà. Si parte dall’esperienza dei singoli imprenditori per una “civilissima rivoluzione” che parte volontariamente dal basso per far uscire l’economia regionale dalla situazione di stagnazione in cui si trova.

A Perugia si sono dunque ritrovati commercianti, imprenditori del turismo, dei servizi e delle professioni, il terziario al completo. L’idea è di concludere il percorso di lavori dando vita a un vero e proprio Manifesto del Terziario, da presentare a settembre alla comunità e alle forze politiche che intanto si saranno insediate in Regione. A disegnare lo scenario è stato Luca Ferrucci, che ha introdotto i quattro tavoli tematici, a cui partecipano gli imprenditori, su commercio, turismo, città e innovazione. “L’Umbria ha bisogno di un cambio di rotta: occorre il coraggio di osare perché l’economia e la società della regione si trovano in una situazione strutturalmente difficile. Con il progressivo invecchiamento della popolazione, con redditi impoveriti non solo per effetto della crisi economica, con un policentrismo demografico che non c’è più e con la perdita di vitalità dei centri urbani, con il gap infrastrutturale che penalizza il turismo, soprattutto straniero, che soffre anche per il peso crescente degli affitti brevi che ‘dopano’ l’offerta ricettiva”.

Giorgio Mencaroni, presidente di Confcommercio Umbria, ha proseguito: “Sono anni difficili, che richiedono a tutti non solo un grande senso di responsabilità, ma anche la capacità di immaginare percorsi diversi per invertire la rotta. Dopo dieci anni di crisi economica, uno stravolgimento dei consumi senza precedenti, la perdita secca di un enorme stock di micro e piccole imprese, il diffondersi di sfiducia crescente nei confronti di istituzioni e politica, che è in evidente affanno. Tocca allora a noi dare indicazioni alla politica: è un servizio che dobbiamo fare non solo nell’interesse delle nostre imprese, ma dell’intera collettività, la società civile e l’economia della nostra Umbria”.

Ancora Mencaroni: “Le nostre imprese del terziario rappresentano oltre il 60% del Pil e il 50% dell’occupazione: sono la linfa delle città e il luogo della sperimentazione e dell’innovazione. Vogliono e possono dare un contributo vero alla ripresa economica di questa regione. Per questo abbiamo voluto Confcommercio all’Opera per l’Umbria”. Oltre agli imprenditori, erano presenti all’hotel Giò di Perugia autorevoli esperti del mondo economico e accademico.

Il tavolo ‘Commercio: visione, strategie e strumenti’ ha ospitato il professore Luca Tamini, Politecnico di Milano, che ha affrontato il tema della programmazione nel commercio, soffermandosi su concetti come i distretti commerciali, il consumo del suolo, l’integrazione tra politiche commerciali e urbanistiche, i meccanismi d’ibridazione tra attività capaci di attrarre diverse fette di mercato. Al tavolo ‘Turismo, territorio e identità’ c’era Massimiliano Saccarelli, esperto di leadership e di coaching. Ha parlato di strategie per il turismo e di promozione del territorio, andando ad analizzare le specificità umbre e le parole d’ordine attorno alle quali si può costruire l’offerta turistica di domani.

Al tavolo ‘Città in cerca di futuro’, con il professor Mariano Sartore, urbanista dell’Università di Perugia, si è parlato della sfida difficile della progettazione integrata per la rigenerazione delle città e dei centri urbani che necessitano di politiche nuove e di ripensare in profondità il concetto di qualità urbana, che focalizza le scelte imprenditoriali e definisce anche la qualità della vita. Al tavolo ‘Il terziario alla prova dell’innovazione’ ha partecipato il professor Stefano Epifani, docente all’Università La Sapienza di Roma e presidente del Digital Transformation Institute, gli imprenditori si son confrontati sulle ricadute dell’innovazione sulle micro e piccole imprese del terziario, ma anche sulla collettività, con un ruolo importante dell’associazione di impresa nel costituire una comunità pensante e connessa, per creare anche benessere economico diffuso.

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