L’economia piemontese, dopo i due anni di covid, è ora investita dalla crisi innescata dalla guerra in Ucraina. L’aumento dei prezzi di energia, gas e carburante rischia di costare quest’anno alla regione 2 miliardi di minori consumi e 3,3 miliardi di minore Pil. L’allarme è di Confesercenti. Se a fine 2021 il Pil era ancora di oltre 4 miliardi inferiore ai livelli del 2019, mentre ai consumi mancavano più di 5 miliardi e mezzo, il percorso di risalita è stato interrotto in maniera brusca dal caro energia. In Piemonte la pandemia era costata il posto a quasi 26 mila lavoratori indipendenti in due anni.
Hanno sofferto in particolare le imprese di commercio, turismo e ristorazione; quest’ultimo ha visto calare la spesa di 2,4 miliardi nel 2020, con un piccolo recupero (poco più di 600 milioni) l’anno successivo. Il commercio, a fine 2021, ha mostrato i segni della crisi: le vendite non alimentari dei negozi erano di circa 500 milioni inferiori rispetto al 2019. I costi fissi sono invece a salire: per un’impresa media della ristorazione, per il 2022 si stima un’aggravio di +11.500 euro per le bollette, +78 per cento sull’anno per l’energia elettrica e e +71,5 per cento per il gas.
“Il conflitto in Ucraina – dice il presidente di Confesercenti Giancarlo Banchieri – è in primo luogo una tragedia umanitaria, che si sta però trasformando sempre di più in una catastrofe economica, con un forte impatto anche sul Piemonte. Dopo due anni terribili, le imprese si trovano a fronteggiare una nuova emergenza. Dobbiamo fare tutto il possibile per contenere la tensione dell’inflazione, che quest’anno rischia di toccare l’8%. Abbiamo già proposto un patto sociale tra governo, imprese, sindacati e banche per contenere la corsa dei prezzi. Ma occorrono anche nuovi e più incisivi interventi per contenere i costi energetici per famiglie e imprese, a partire da misure per calmierare il costo della materia prima e dalla riduzione temporanea di accise ed Iva su gas, energia e carburanti”.