“Il 2021 si chiude con un tragico bilancio per le morti sul lavoro. Sono 1.221 le vittime. E, purtroppo, siamo consapevoli come in questo drammatico bilancio restino fuori molti altri decessi. Quelli che appartengono all’economia sommersa e tutti i lavoratori che non sono assicurati Inail. Ma, come teniamo sempre a precisare, i numeri non definiscono l’emergenza nel Paese. È infatti l’indice di incidenza della mortalità – cioè il rapporto degli infortuni mortali rispetto alla popolazione lavorativa, che a livello nazionale nel 2021 è pari 42,5 infortuni mortali ogni milione di occupati – a descrivere correttamente e obiettivamente l’emergenza, regione per regione. Ed è così che la Lombardia – che conta il maggior numero di vittime in Italia, ma anche il maggior numero di persone occupate – è anche quella più sicura, perché l’incidenza di mortalità, pari a 26,3, è la più bassa d’Italia”.
Le informazioni arrivano da Mauro Rossato, presidente dell’Osservatorio Sicurezza sul lavoro Vega Engineering di Mestre. Al termine del 2021, in zona rossa – ossia con un’incidenza maggiore del 25 per cento rispetto alla media nazionale (pari a 42,5 morti ogni milione di lavoratori) troviamo Puglia, Campania, Basilicata, Umbria, Molise, Abruzzo e Valle d’Aosta. In zona arancione si piazzano Trentino Alto Adige, Piemonte, Marche, Friuli Venezia Giulia, Liguria ed Emilia Romagna. In zona gialla Lazio, Sicilia, Veneto e Sardegna. In zona bianca, infine, Lombardia, Toscana e Calabria. In pratica, Liguria ed Emilia Romagna escono dalla zona gialla ed entrano in quella arancione, la Toscana lascia la zona gialla ed entra in quella bianca.
A guidare la classifica del maggior numero di vittime in occasione di lavoro troviamo invece la Lombardia (116), poi Campania (111), Piemonte (92) , Lazio ed Emilia Romagna (85), Veneto (78), Puglia (75), Toscana e Sicilia (48), Abruzzo (38), Marche e Liguria (28) , Friuli Venezia Giulia (27), Trentino Alto Adige (24), Umbria (23), Sardegna (19), Basilicata (16), Molise (15), Calabria (14), Valle d’Aosta (3).
Delle 1.221 vittime del 2021, 973 (-8 per cento sul 2020) sono quelle rilevate in occasione di lavoro, mentre sono 248 (+16 per cento) sono avvenute a causa di un incidente in itinere. A fine 2020 le vittime totali erano state 1.270 (49 in più che nel 2021), ma in questa graduatoria sono considerati come infortuni mortali anche quelli avvenuti causa covid, circa il doppio nel 2020 rispetto al 2021.
Per quel che riguarda l’andamento mensile, a dicembre 2021 se ne contano 105 in più rispetto a novembre 2020. Il settore delle costruzioni è quello che paga il conto più salato in occasione di lavoro, con 127 vittime. Seguono: Attività Manifatturiere (109), Trasporto e Magazzinaggio (97), Commercio, Riparazione di autoveicoli e motocicli (78).
La fascia d’età più colpita va dai 45 ai 64 anni (674 sul totale di 973), ma è più a rischio il lavoratore over 65, con un’incidenza di mortalità del 155,6; tra i 55 e i 64 anni l’incidenza scende a 82, tra i 45 e i 54 a 42,2, tra i 35 e i 44 anni a 20,2. L’incidenza di mortalità è minima tra i 25 e i 34 anni ed è pari a 13. Tra i 15 e i 24 anni si risale a 27,3 infortuni mortali su un milione di occupati. Le donne che sono decedute in occasione di lavoro, nel 2021, sono state 91 su 973 (il 10 per cento circa). Gli stranieri morti sono stati 144 (il 15 per cento). Il lunedì è il giorno nero del 2021. In lieve aumento le denunce di infortunio totali (+0,2 per cento): sono state 555.236, contro le 554.340 di fine 2020. Le denunce di infortunio da parte delle lavoratrici sono state 200.557, quelle dei colleghi uomini 354.679.