Concessione A22, gli amministratori locali difendono il bando del Mit

I rappresentanti dei territori attraversati dall'A22 contestano le richieste di annullamento del bando, sottolineando gli interessi collettivi e gli investimenti previsti

Gli amministratori locali delle province e dei comuni attraversati dall’Autostrada del Brennero (A22) si oppongono alle recenti richieste di annullamento del bando di gara per l’affidamento della concessione cinquantennale, pubblicato dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (Mit). In una lettera inviata al Sole 24 Ore, i firmatari esprimono perplessità sulla contestazione avanzata da alcuni operatori del settore, ritenendola dannosa per i territori e contraria agli interessi pubblici.

Il documento è firmato dai presidenti delle Province autonome di Bolzano e Trento, Arno Kompatscher e Maurizio Fugatti, e dai presidenti delle Province di Verona, Modena, Mantova e Reggio Emilia, oltre ai sindaci dei capoluoghi e ai rappresentanti delle Camere di commercio locali. Gli amministratori ribadiscono che la gestione dell’autostrada non può basarsi esclusivamente sulla logica del profitto, poiché la A22 attraversa un territorio fragile, con un elevato volume di traffico che produce impatti significativi.

Nella lettera si ricorda che l’Autostrada del Brennero è stata costruita 65 anni fa senza finanziamenti statali, grazie all’impegno economico dei territori. Oggi la A22 è un’infrastruttura strategica per l’Italia e per l’Europa, e la sua gestione deve bilanciare la sostenibilità economica con la tutela ambientale e il benessere delle comunità locali.

Il bando di gara, pubblicato a fine 2024, prevede investimenti per oltre 10 miliardi di euro e introduce un modello tariffario innovativo, studiato dall’Autorità di Regolazione dei Trasporti. L’obiettivo è garantire che una parte consistente dei ricavi derivanti dai pedaggi venga destinata a investimenti di interesse collettivo, riducendo i dividendi per gli azionisti e aumentando il rischio d’impresa per il concessionario.

Questa impostazione, sottolineano gli amministratori locali, non compromette il principio di equità, come sostenuto da chi ha impugnato il bando. Al contrario, il modello adottato garantisce maggiore equità, dando priorità agli interessi dei cittadini e degli utenti rispetto a quelli degli azionisti.

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