Nel 2023, il presidente della Camera di Commercio dell’Umbria, Giorgio Mencaroni, ha sottolineato una significativa inversione nell’andamento delle iscrizioni e cessazioni delle aziende registrate nel Registro Imprese della regione. Questo articolo esamina in dettaglio le cause di questo cambiamento, concentrandosi sulle implicazioni per il tessuto imprenditoriale umbro.
È importante notare che la diminuzione in Umbria è principalmente dovuta all’aumento delle cessazioni, che ha segnato un cambiamento significativo rispetto al trend in atto dal 2017, con l’eccezione del 2022.
La svolta nel 2023
Per la prima volta dal 2009, le cessazioni delle aziende hanno superato le iscrizioni nel Registro Imprese dell’Umbria nel 2023. Ciò ha portato a una riduzione numerica di 139 imprese rispetto all’anno precedente. Questo calo è attribuito a una diminuzione delle iscrizioni da 4.077 a 3.975 e a un improvviso aumento delle cessazioni da 3.877 a 4.114 rispetto al 2022.
In termini percentuali, la diminuzione delle imprese umbre nel 2023 è stata dello 0,15%, posizionando la regione come il secondo peggior risultato d’Italia, dopo il Molise. Tuttavia, Marche e Liguria hanno registrato anch’esse un saldo negativo, seppur lieve, mentre le altre regioni hanno mostrato risultati positivi. A livello nazionale, il numero complessivo delle imprese registrate è aumentato di 42.000, con un incremento dello 0,7% rispetto al 2022, grazie a 312.050 iscrizioni e 270.011 cessazioni.
Il rafforzamento strutturale
Nonostante la diminuzione delle imprese, il sistema imprenditoriale umbro mostra segni di rafforzamento strutturale. Nel 2023, le società di capitale hanno registrato una crescita dell’1,85%, anche se inferiore alla media nazionale del 3,1%. Al contrario, le società di persone hanno subito una riduzione del 1,46%, mentre le ditte individuali e le “altre forme” hanno segnato diminuzioni dello 0,33% ciascuna.
Andamento nelle province
L’andamento negativo delle imprese nel 2023 è stato prevalentemente concentrato nella provincia di Perugia, dove le iscrizioni sono scese dell’1,4% a 2.957 unità, mentre le cessazioni sono aumentate del 8,7% a 3.131 unità. Questo ha portato a un saldo negativo di 174 imprese, in netto contrasto con il saldo positivo di 129 imprese registrato nel 2022. Al contrario, nella provincia di Terni, le iscrizioni sono scese del 5,5% a 1.018 unità e le cessazioni sono diminuite del 2,4% a 983 unità, risultando in un saldo positivo di 35 imprese.
Andamento nei settori
A livello nazionale, la maggior parte delle 42.000 imprese registrate in più negli ultimi dodici mesi appartiene a tre macro-settori: costruzioni, turismo e attività professionali.
Il settore delle costruzioni è risultato particolarmente dinamico, con un aumento del 1,62% rispetto al 2022, nonostante le incertezze legate ai bonus edilizi. Le attività professionali, scientifiche e tecniche hanno mostrato un aumento significativo del 2023, trainate dalla consulenza aziendale e amministrativo-gestionale, con un saldo positivo di oltre 6.000 attività e un incremento dell’8%.
Il settore turistico ha anche registrato una crescita positiva, con un aumento del 5,13% delle attività di alloggio e dello 0,77% dei bar e ristoranti rispetto al 2022. Le attività immobiliari hanno segnato un incremento del 1,72% durante lo stesso periodo.
In contrasto, settori tradizionali come il commercio, l’agricoltura e la manifattura hanno subito riduzioni. Il commercio ha registrato una diminuzione complessiva dello 0,6%, con una forte contrazione nel commercio al dettaglio. L’agricoltura ha segnato una riduzione del 1,05%, mentre la manifattura ha registrato una perdita del 0,56%.
L’impatto del Mezzogiorno
Le regioni del Mezzogiorno hanno contribuito in modo significativo all’aumento annuale complessivo delle imprese, rappresentando oltre un terzo del saldo annuale totale. La Lombardia, il Lazio e la Campania sono emerse come le regioni leader in termini di incremento assoluto, con il Lazio che ha registrato la crescita più sostenuta in termini relativi (+1,59%).