Il tema della mole delle scorie prodotte da un sito produttivo come quello di Terni è sempre stato centrale nelle problematiche del ciclo industriale delle acciaierie ed è stato affrontato da alcuni anni con un impegno rilevante da parte di Ast nell’intento duplice di recuperare metalli costosi ma anche di ridurre la quantità delle stesse da portare in discarica, abbattendo i costi ambientali ma anche quelli economici di tale scelta fin qui obbligata.
Sono cambiate notevolmente le normative negli anni ma anche la sensibilità delle imprese e della pubblica opinione in proposito, grazie anche ai progressi della scienza. L’assegnazione anni or sono ai finlandesi della Tapojarvi dell’appalto relativo alla demetallizzazione delle scorie perseguendo anche l’obiettivo di un riutilizzo delle stesse è storia di questi anni. La Regione Umbria, in particolare l’assessorato alle Infrastrutture, ha da mesi elaborato un progetto per far incontrare tutti gli attori di questa sfida in modo da accelerare il conseguimento degli obiettivi citati. Quale miglior utilizzatore futuro di quei materiali se non l’Azienda Nazionale Autonoma Strade che costruisce e fa manutenzione di tutte le strade statali del Paese?
“Da quella constatazione e dalla volontà di favorire la soluzione di un problema particolarmente sentito a Terni – dice Enrico Melasecche, assessore regionale alle Infrastrutture – ho preso da tempo contatto con l’ad dell’Anas Aldo Isi e con il direttore Antonio Scalamandrè, responsabile del settore Ricerche di Cesano, che hanno dato la massima disponibilità per fare in modo, con protocolli assolutamente rigorosi, che si potesse accelerare il processo che, partendo dal prelievo di campioni da parte di un ente pubblico a ciò vocato per effettuare innanzitutto le verifiche chimiche, si potesse giungere all’utilizzo sperimentale sul campo, per un utilizzo poi sistematico, come avviene da anni in Finlandia, nei processi di costruzione e ricostruzione delle pavimentazioni stradali”.
“Ad oggi si è iniziato con il filler, una sorta di polvere grigia demetallizzata prodotta all’interno dello stabilimento che la Tapojarvi ha costruito all’interno dell’Ast – prosegue Melasecche – con un investimento di circa 40 milioni, successivamente si procederà con gli aggregati, un altro prodotto di consistenza analoga alla breccia, con il duplice vantaggio ambientale di utilizzare, in caso di esito positivo, sempre minori materiali di cava. Da qui l’incarico ad Arpa Umbria, in un primo tempo era stata ipotizzata la collaborazione con Arpa Lazio ma per ragioni sia logistiche che di competenza territoriale si è preferito rivolgersi alla partecipata regionale con il cui direttore, Luca Proietti, avevo da tempo concordato l’iter che oggi finalmente vede la formalizzazione. Faccio voti affinché questa sfida di una intera comunità consenta ad Ast di conseguire un risultato che persegue da tempo in modo da essere sempre più ambientalmente sostenibile ma contemporaneamente anche concorrenziale, in modo da poter procedere agli investimenti previsti con l’accordo di programma in corso di definizione, cui sta dedicando notevoli energie la presidente Tesei, in modo da consolidare, anche con la produzione dell’acciaio magnetico (purtroppo volato anni or sono in Germania, con brevetti e macchinari), il proprio ruolo di più importante sito manifatturiero dell’Umbria”.
“Attendiamo quindi che le procedure vengano poste in essere con la massima celerità e sicurezza in modo che anche Ast possa riutilizzare decine, centinaia di migliaia di tonnellate l’anno, come, grazie a Tapojarvi, fa Outokumpu in Finlandia”.
“Tapojarvi, peraltro, ha aperto un rapporto positivo con la città di Terni, partecipando alla sponsorizzazione della riqualificazione della Fontana dello Zodiaco, donando tutte le tubazioni inox che costituiscono l’impiantistica sottostante il catino, dalle sezioni più varie, con un costo superiore ai 70.000 euro, ed è già integrata positivamente fra le multinazionali che svolgono funzioni di sviluppo per l’economia regionale”.