Giuliano, Ugl Salute: “No ai medici dall’estero, in pensione a 72 anni solo temporaneamente”

Gianluca Giuliano, Ugl Salute

Capitolo salute e sanità, abbiamo intervistato Gianluca Giuliano, segretario nazionale della Ugl Salute. Tanti e interessanti i temi in cui ha spaziato, dall’attualità al futuro. Partendo proprio da un tema di strettissima attualità, ecco come Giuliano giudica la proposta di alzare i limiti di età a 72 anni per i medici di base e i pediatri su base volontaria: “Le professioni mediche sono, in assoluto, tra le più usuranti. Il personale nel corso della sua carriera è sottoposto a stress e gli anni dell’emergenza covid hanno accentuato questo stato aumentando in molti casi il rischio di burn out. Possiamo pensare di accettare solo una soluzione temporanea per fronteggiare un momento in cui è palese la carenza di medici di base e pediatri, con rischio di lasciare tanti italiani senza assistenza. Serve però programmare, fornendo un futuro con maggiori garanzie, e rendere nuovamente appetibili le figure professionali sanitarie, in questo caso medici di base e pediatri, affinché i giovani, adeguatamente preparati, in un prossimo domani vadano a rafforzare le fila dei professionisti della salute”.

Il problema liste d’attesa è invece annoso nella sanità italiana: come si può risolvere? “L’attesa per poter accedere a visite, accertamenti, prestazioni di alta diagnostica è un problema cronico dell’Italia che l’esplosione della pandemia ha amplificato in maniera assoluta. L’esigenza dei cittadini, che reclamano quel diritto alle cure sancito dall’articolo 32 della Costituzione, è quella di aumentare la possibilità di poter usufruire, attraverso il Sistema Sanitario Nazionale, delle prestazioni. La strada da percorrere può essere quella di aumentare la forbice oraria di erogazione delle prestazioni utilizzando anche le giornate festive. Per farlo è imprescindibile avere personale numericamente adeguato combattendo quindi la carenza degli organici attraverso nuove assunzioni. Se non si interverrà con la massima urgenza il rischio è di vedere sempre più persone rivolgersi verso il privato non potendo usufruire in tempi utili del pubblico o addirittura di rinunciare all’assistenza per problemi economici”.

La cronaca ci sottopone spesso episodi di aggressione nei confronti dei sanitari del Pronto soccorso. Le forze dell’ordine possono essere utili in questi casi, ma non basta come provvedimento: “Il nuovo Governo ha intrapreso la strada virtuosa della riapertura dei Posti di Pubblica Sicurezza negli ospedali. Attraverso un’attenta mappatura delle strutture collocate in zone più a rischio si sta procedendo. Va bene, ma non basta. Noi chiediamo che si proceda in questo senso presso tutti i nosocomi facendo in modo che i presidi siano attivi 24 ore su 24. L’inasprimento delle pene sancito dalla Legge 113/20 non ha prodotto i risultati sperati. Per questo, ribadiamo la necessità di ulteriori interventi come la possibile applicazione del Daspo sanitario amministrativo, come avviene già in alcuni paesi anglosassoni, con l’obbligo di sostenere per un periodo deciso da un giudice le spese mediche, di cura e di somministrazione dei medicinali a proprio carico. Proponiamo inoltre corsi di autodifesa da erogare a tutti gli operatori sanitari, di procedere dappertutto a una netta separazione dei percorsi di accesso tra pazienti e visitatori. E di sensibilizzare i cittadini attraverso una campagna informativa nelle scuole e sui media sul ruolo fondamentale svolto dagli operatori sanitari al servizio della nazione”.

L’arrivo dei medici dal Sud America, la risposta di Ugl Salute: “Siamo contrari, in linea di principio, all’utilizzo del personale proveniente dall’estero per colmare le carenze del nostro SSN. C’è un paradosso: noi formiamo i nostri giovani che spesso diventano eccellenze nel campo sanitario e loro, attratti da emolumenti più alti, maggiore qualità e sicurezza sui luoghi di lavoro, contratti con maggiori garanzie giuridiche emigrano all’estero. Aggiungiamo anche che per i medici stranieri c’è bisogno di un periodo di cuscinetto temporale per l’adattamento alla lingua e alle metodiche usate in loco con la necessità di un affiancamento con il rischio concreto quindi di non fornire il livello di qualità dell’assistenza richiesto. Chiediamo quindi di lavorare su una programmazione che serva a formare e mantenere le eccellenze italiane all’interno delle nostre frontiere”.

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