Aife: cosa è emerso dal World Alfalfa Congress di San Diego

Alfalfa Congress

Si è concluso il 17 novembre scorso a San Diego, in California, il World Alfalfa Congress (14-17 novembre 2022) al quale ha partecipato anche Aife/Filiera Italiana Foraggi.

Un evento che si ripete ogni tre anni e che al termine dei lavori ha dato appuntamento al numeroso pubblico di operatori presente al 2025, in Europa.

“Come a ogni appuntamento internazionale di questo tipo si è trattato di un’occasione di confronto e dibattito molto interessante – spiega Gian Luca Bagnara, presidente di Aife/Filiera Italiana Foraggi – Peccato che mancasse la rappresentanza del mondo asiatico, in parte sostituita dalla massiccia presenza di quella europea, con Italia, Francia e Spagna in prima linea”.

Nel corso dei 4 giorni di durata del Congresso, oltre ai convegni e ai workshop, sono state organizzate visite guidate ai campi e altre iniziative di approfondimento sul tema dell’essiccazione e della disidratazione delle foraggere e dell’erba medica in particolare.

“Nello spazio dedicato ai partecipanti stranieri – sottolinea Bagnara – come Aife/Filiera Italiana Foraggi abbiamo avuto la possibilità di presentare i risultati scaturiti dal progetto MediCarbonio, giunto ormai alle sue battute conclusive e finalizzato a quantificare il carbonio presente nei terreni dove si effettuano rotazioni colturali che prevedono l’erba medica, mentre a livello europeo uno spazio è stato riservato alla Commissione Intersindacale dei Disidratatori Europei (CIDE) che ha illustrato il sistema europeo all’interno del quale Italia, Francia e Spagna rappresentano l’80% dell’intera produzione dei foraggi essiccati e disidratati nel Vecchio Continente”.

Cosa è emerso di significativo al World Alfalfa Congress di San Diego per il comparto italiano dell’essiccazione e della disidratazione dell’erba medica?

“Va detto innanzitutto che tra la produzione Usa e quella europea il divario è enorme – spiega il presidente di Aife/Filiera Italiana Foraggi – Contrariamente a quello che si potrebbe pensare l’innovazione tecnologica applicata al settore dell’essiccazione e della disidratazione dei foraggi negli States non ha raggiunto i nostri livelli e questo per loro rappresenta un problema, soprattutto per gli effetti provocati dalla siccità che stanno creando difficoltà di carattere agronomico molto importanti non solo nella gestione idrica, ancora oggi praticata con metodi da noi ampiamente superati, ma anche nel contrasto ai gravi problemi fitosanitari che devono affrontare, aggravati peraltro da un approccio molto conservativo delle pratiche colturali che non contempla la rotazione, strada invece maestra per favorire l’arricchimento del terreno e il conseguente miglior stato sanitario delle colture. A fronte di tutto ciò e aggiungendo la rivalutazione del dollaro sull’euro che in questo periodo sta penalizzando l’export targato Usa, possiamo verosimilmente intravedere all’orizzonte uno scenario di interessanti opportunità per la commercializzazione di erba medica essiccata e disidratata europea e italiana in particolare, facendo leva su concetti per noi consolidati come l’importanza della filiera, da loro invece totalmente sconosciuto, la valorizzazione del legame col territorio e la nostra capacità produttiva. Un insieme di fattori che mette al primo posto la qualità di un prodotto, quello italiano, caratterizzato da un mix equilibrato di proteine e fibra, sanificato con calore e prodotto senza irrigazione, che negli Usa invece non esiste: qui infatti da sempre la selezione genetica dell’erba medica si è concentrata sull’aumento della componente proteica”.

Due mondi produttivi diversi, accomunati però da una richiesta globale…

“Proprio così – conclude Gian Luca Bagnara – È per questo che ritengo necessario istituire un Tavolo di lavoro tra Europa e Usa per elaborare standard produttivi internazionali uguali per tutti i Paesi produttori di erba medica essiccata e disidratata. Si tratta di un percorso che guarda al lungo periodo, ma che va avviato per arrivare a criteri di valutazione comuni a cui fare riferimento. In questo scenario, l’Europa e l’Italia in particolare possono sfruttare una serie di opportunità molto interessanti elaborando percorsi e strategie innovative e sostenibili”.

Aife/Filiera Italiana Foraggi conta una base associativa di circa 30 aziende di trasformazione situate in diverse regioni italiane. Copre circa il 90% della filiera dei foraggi essiccati e disidratati a livello nazionale, con una produzione che sfiora 1 milione di tonnellate/anno, il 60% del quale segue la via dell’export. Con l’indotto genera un fatturato di circa 450 milioni di euro/annui e complessivamente dà lavoro a circa 13.500 persone.

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