Ormai la situazione pare insostenibile: cementificazione e fotovoltaico selvaggio minacciano davvero l’agricoltura così come è stata da sempre intesa, quella che ha portato ad eccellenze italiane. Man mano che il suolo fertile diminuisce per il nuovo “utilizzo” della terra si aggrava la dipendenza alimentare dell’Italia dall’estero.
E’ quanto emerge una stima Coldiretti su dati Crea-Ispra diffusa per la Giornata della Terra che si è celebrata lo scorso aprile.
Guerre e pandemia non hanno fermato il consumo di suolo che, secondo l’ultimo rapporto Ispra, anzi, ha accelerato arrivando a “cancellare” 76,8 km quadrati ettari di terreni, alla velocità di 2,4 metri quadrati al secondo. Un dato in aumento del 10% rispetto all’analisi precedente e che ci dicono che, complessivamente, le superfici occupate ammontano a poco meno di 2,2 milioni di ettari (il 7,14 % del totale nazionale).
Ai danni causati dalla cementificazione, si stanno aggiungendo quelli del fotovoltaico selvaggio – denuncia Coldiretti – con la copertura di intere aree agricole produttive con distese di ettari di pannelli a terra. Impianti spesso realizzati da fondi di investimento speculativi e resi possibili da un far west normativo che deriva dall’assenza di regole di governo del territorio.
La Coldiretti sostiene un modello di transizione energetica che vede le imprese agricole protagoniste attraverso, ad esempio, le comunità energetiche, gli impianti solari sui tetti e l’agrivoltaico sostenibile e sospeso da terra che consentono di integrare il reddito degli agricoltori con la produzione energetica rinnovabile, con una ricaduta positiva sulle colture e sul territorio.