Pere Romagna: produzione in calo anche per l’Abate

Confermate le stime di luglio di Oi Pera, elaborate da Cso Italy: anche le pere Abate hanno subito un calo nella produzione. Quest’anno saremo sulle 400 mila tonnellate, poco più della metà di un’annata normale che in media ha una produzione di 700 – 750 mila. Il dato potrebbe anche essere rivisto al ribasso per la mancata raccolta in alcune aree del Ferrarese, dove il frutto è stato colpito dalla maculatura bruna.

Albano Bergami, produttore e componente del Tavolo di coordinamento dell’Oi Pera, ha parlato ad Agrimpresaonline: “Le aspettative dei produttori erano quelle di recuperare, non solo l’annata disastrosa del 2021, ma anche quelle poco soddisfacenti del 2019 e 2020, mentre ci ritroviamo ancora in grande difficoltà. Fino a un mese dalla raccolta abbiamo pensato che, almeno l’Abate, riuscisse ad avere performance migliori rispetto alle altre varietà, anche a livello di calibri. Invece, una recrudescenza della maculatura bruna, sommata alle problematiche climatiche e alla presenza della cimice, ha inciso fortemente sulla produzione, costringendo addirittura alcune aziende a lasciare il prodotto in campo”.

“Parlando con alcune strutture di trasformazione, inoltre, sono emersi anche alcuni primi dati preoccupanti: sembra che il 50% dell’Abate conferita sarà destinata all’industria e solo il 30-40% avrà la qualità necessaria per la Gdo. Numeri, che se confermati, metteranno il sigillo a un’altra annata da conti economici “in rosso””.

Da cosa dipende questa annata: “Ci sono certamente fattori climatici sui quali non possiamo intervenire, così come è difficile ostacolare fitopatologie che appaiono e magari subiscono mutazioni diventando resistenti ai trattamenti. Però i problemi sono anche frutto di una politica europea che esige la sostenibilità ecologica sacrificando quella economica, senza pensare che devono andare di pari passo. Non è possibile che vengano costantemente vietati mezzi tecnici senza che siano valutate e sperimentate alternative efficaci. Togliere una molecola non può diventare un fatto arbitrario compiuto in nome dell’ambiente, perché facendo così il risultato finale è l’estirpazione dei frutteti e la cancellazione di una produzione di qualità”.

La ricetta per risollevare il settore: “Credo che la prima misura da perseguire, dopo molte annate a reddito zero, sia quella dei sostegni diretti alle aziende, anche sottoforma di sospensione dei mutui e finanziamenti agevolati perché in questo momento le difficoltà economiche delle aziende sono enormi. Nel medio periodo, invece, la strada maestra rimane la ricerca. Come Oi stiamo finanziando due filoni promettenti: uno per la produzione di nuovo materiale vegetale più resistente a cambiamenti climatici e fitopatologie; un altro che vede la messa a punto di una sostanza per il trattamento dei frutteti che funziona come un “vaccino” contro le patologie più aggressive. Inoltre, le nostre attività sperimentali confermano l’efficacia dell’interramento del cotico erboso per contrastare la maculatura, una soluzione già applicabile e che sta dando risultati. Serve, infine, una regolamentazione esterna delle filiere che non sono state capaci di auto-gestirsi e mettere al centro la produzione agricola che è essenziale per la sostenibilità economica di tutto il sistema. Credo che si debba fare di tutto per dare risorse a chi ha impianti moderni ed efficienti, a chi negli ultimi anni ha investito, credendo in un comparto che ha ancora tanto da dare se gli verrà data la possibilità di farlo”.

Exit mobile version