Singapore: in 5 anni vino italiano +57 per cento

Secondo il Compass Market Attractiveness Model di Wine Intelligence 2022, i mercati che più attraggono sono la Corea del Sud e Singapore. In quest’ultimo Paese costi di importazione e tasse molto alte fanno sì che il vino sia un bene molto costoso, ma in trend di crescita è costante.

Wine Meridian ha sentito un esperto, Wai Xin Chan, wine educator e formatore dell’Italian Wine Scholar della Wine Scholar Guild, Italian Wine Expert della Vinitaly International Academy e già collaboratore di testate sul vino come Spirio diVino Asia.

Si parte dallo tsunami covid, che ha creato non pochi problemi per il mercato del vino, ma ha portato all’aumento della quantità di quello importato: “Le restrizioni, la chiusura delle frontiere, l’assenza di turisti e la partenza di espatriati hanno sicuramente avuto un forte impatto sul settore HO.RE.CA. Alcuni ristoranti hanno chiuso definitivamente e tra questi ci sono quelli che non possono ancora pagare i loro fornitori di vino. Ciò ha portato molti fornitori di vino B2B ad affrontare problemi di cassa e perdita di clienti. I fornitori più orientati al B2C erano meglio preparati a resistere alla pandemia. Nonostante una situazione economica complessivamente cupa, più persone hanno iniziato a consumare più vino negli ambienti domestici. Così, complessivamente la quantità di vini importati nel 2021 è superiore del 17% rispetto al 2019”.

I vini italiani: “Complessivamente, l’Italia è al terzo posto dopo Francia e Australia per quota di mercato. Nel 2021 i vini italiani hanno rappresentato circa l’8% della quota di mercato in volume e il 6% in valore. Sebbene il numero sembri piccolo, i vini italiani nel 2021 sono cresciuti del 30% anno su anno in valore e dell’11% anno su anno in volume. In 5 anni i vini italiani sono cresciuti del 57% in valore e del 21% in volume. Dunque possiamo facilmente dedurre che i consumatori stanno consumando vini di maggior valore provenienti dall’Italia negli ultimi 5 anni”.

A Singapore vanno forte negli ultimi tempi le piattaforme di e-commerce: “Come Lazada, che ha consentito a molti piccoli importatori di vendere online a un prezzo molto basso. Ciò rappresenta una seria minaccia non solo per i tradizionali fornitori di vino, ma anche per i brand. Alcuni di questi operatori di e-commerce vendono Barolo a metà prezzo rispetto ai tradizionali fornitori di vino. Sicuramente le aziende vinicole non sono contente dei prezzi a cui vengono venduti i loro vini, ma di certo c’è un vantaggio: questi e-commerce sono una buona piattaforma per rendere i vini più accessibili a molte persone”.

Anche i giovani hanno cominciato a bere vino, ampliando la base: “Una percentuale significativa di giovani consumatori ha adottato la cultura del bere vino ed è sempre alla ricerca del miglior rapporto qualità-prezzo sul mercato. Allo stesso tempo, sempre più winelovers sono aperti a saperne di più di vitigni autoctoni e l’Italia è un’ottima destinazione da esplorare in questo senso. Rispetto a 5 anni fa, penso che il mercato sia cresciuto in modo significativo, ma ci sono ancora molti margini di miglioramento. Ad esempio, la maggior parte dei consumatori non è addestrata a capire i difetti del vino e i vini non di qualità”.

Un consiglio alle aziende italiane che vogliono entrate nel mercato di Singapore o migliorare la propria presenza: “Penso che le migliori attività promozionali che ho visto siano quelle fatte da gruppi di cantine che rappresentano un prodotto comune. Un esempio sono i consorzi Chianti Classico e Valpolicella. La loro forza sta nella capacità di consentire ai partecipanti di provare una gamma di stili per una particolare denominazione. Questo permette loro di decidere quale stile funzionerà meglio per la loro clientela. Promuovere come singola azienda vinicola o gruppo di aziende vinicole di diversa denominazione equivale a combattere una battaglia da soli. C’è forza nel numero e le aziende vinicole della stessa denominazione dovrebbero lavorare in unità”.

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