Coldiretti Umbria: mancata quotazione grano duro in Borsa è pessimo segnale

Grano duro

La mancata quotazione, martedì scorso, del grano duro e del favino, presso la Borsa Merci di Perugia, rappresenta un segnale preoccupante per le imprese agricole e solleva interrogativi rispetto ad un “utile” funzionamento della stessa.

È quanto afferma Coldiretti Umbria nel sottolineare come, specie in questo periodo che vede le aziende già alla prese con alti costi di gestione e con condizioni meteo sempre più anomale e dannose, che hanno pure fatto anticipare la raccolta con una riduzione sostanziale delle rese, occorre che la Borsa tenga conto delle esigenze di tutta la filiera agricola, non solo di quelle degli utilizzatori ma anche di quelle dei produttori agricoli.

Una posizione “attendista” che mal si comprende – spiega Coldiretti – visto che altre Borse, come quelle di Bologna, Roma e Macerata, già da settimane quotano il grano duro. Una situazione – aggiunge Coldiretti – che priva di fatto gli agricoltori, di poter vendere e capitalizzare il prodotto anche in relazione all’aspetto finanziario dell’azienda che sconta costi in forte aumento, ma soprattutto impedisce agli imprenditori di cogliere tempestivamente le opportunità nel momento che essi reputano più idoneo per collocarsi sul mercato.

Tra l’altro, proprio la Borsa Merci di Perugia – ricorda Coldiretti – è chiamata a quotare la fase agricola, ovvero il prezzo che viene liquidato agli imprenditori agricoli, mentre altre quotano la fase successiva tra stoccatori e utilizzatori, come quella di Bologna.

L’auspicio di Coldiretti è che prevalga un atteggiamento responsabile per creare le condizioni affinché si realizzino gli scambi tra agricoltori e acquirenti, evitando di penalizzare ulteriormente il lavoro delle imprese agricole, che già subiscono in maniera “inerme” situazioni e circostanze che loro malgrado le coinvolgono.

Scoraggiare il lavoro degli agricoltori che tra mille sacrifici proseguono la propria attività – sostiene Coldiretti – non serve a nessuno, occorre invece dare delle prospettive a chi continua ancora a scommettere sul made in Umbria agroalimentare.

I redditi delle imprese, al pari dei prezzi pagati dai consumatori per i prodotti, sono costantemente al centro dell’attenzione della Coldiretti che per questo, oltre a sostenere un’inevitabile razionalizzazione delle filiere e a valorizzare i prodotti locali, continuerà ad adoperarsi per tutelare gli imprenditori.

Se la situazione di stallo continuerà, Coldiretti valuterà il ritiro del proprio rappresentante in Borsa, che ha più volte ribadito la necessità di quotare le produzioni agricole.

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