La siccità del Po preoccupa l’Emilia Romagna. Confagricoltura regionale stima un aumento forte dei costi di irrigazione per il comparto frutta (addirittura cinque volte rispetto a un’annata standard). Sempre che ci sia acqua, visto che molti agricoltori sono stati invitati a razionalizzare questa risorsa.
“Se la crisi idrica persiste – spiega Marco Piccinini, presidente dei frutticoltori di Confagricoltura Emilia Romagna – dare acqua ai frutteti costerà in media 430 euro a ettaro soltanto di energia elettrica. Nel 2020 – precisa l’imprenditore – la stessa voce di spesa si attestava a 92 euro a ettaro”.
Quadro ancora più critico per i fabbisogni idrici necessari per portare a termine la campagna frutticola in Emilia Romagna. Per le drupacee albicocche, ciliegie, pesche e susine), bisogna erogare ancora il 70% dei volumi d’acqua richiesti; per le pomacee (pere e mele), l’88% (fonte: CER – Consorzio Emiliano Romagnolo). “Significa – sottolinea Piccinini – che siamo appena all’inizio della stagione, con il livello del Po al minimo storico (quindi senza scorte), il 25% di precipitazioni estive in meno rispetto alla media dell’ultimo ventennio e un tasso di evaporazione alle stelle, che si traduce di fatto in una perdita d’acqua fino a 8 litri per ogni metro quadro”.
Tante sono le colture in fase di crescita e che hanno bisogno di acqua: al mais serve ancora il 74 per cento del volume annuo richiesto, alla soia dell’84 per cento. Per la barbabietola da zucchero, solo nella provincia di Bologna, il volume totale distribuito è di 154 millimetri, superiore alla media dal 2003 a oggi.
Marcello Bonvicini, presidente di Confagricoltura Emilia Romagna, parla di nuove disposizioni per la gestione dell’emergenza idrica che vanno inevitabilmente verso la razionalizzazione dell’acqua a fini irrigui fino alla turnazione e agli agricoltori dice: “Seguite i calendari degli enti di bonifica con gli orari fissati per dare acqua alle colture, l’irrigazione a scorrimento solo se necessaria”.