Vino italiano: export, +12,4 per cento nel 2021

Il 2021 italiano per il vino ha visto una ripresa dell’export, con 7,1 miliardi, +12,4 per cento rispetto all’anno prima, che supera la perdita registrata nel 2020 per la pandemia. Hanno inciso le maggiori vendite verso gli Stati Uniti (1,7 miliardi, +18,4 per cento) e verso la Germania, che riconosce all’Italia i prezzi migliori. A seguire troviamo Regno Unito, Svizzera, Canada, Paesi Bassi, Francia, Svezia, Belgio e Danimarca. Numeri visti attraverso la lente di Veronica Crecelius, riportati da Winemeridian.

I tre maggior player arrivano al 67 per cento e 4,8 miliardi di valore. Prima di tutto il Veneto (con Prosecco, Amarone, Pinot Grigio, Soave e altri), che aumenta il vantaggio sulle altre regioni: Piemonte secondo, ma a poca distanza dalla Toscana. Distanziato segue il Trentino Alto Adige.

I consumi fuori casa sono saliti del 22,3 per cento, arrivando a 63 miliardi. Eravamo a 85 miliardi nel 2019, prima della pandemia. Per quanto riguarda i prezzi, abbiamo un aumento generalizzato per lo sfuso, l’Igt e le produzioni Doc. Il prezzo del vino bianco sfuso è salito del 47%, il rosso sfuso del 36%; Trebbiano IGT pugliese del 54%, Glera del 47%, Rubicone del 38%; sul fronte delle Doc, il Lugana è salito del 78% e il Primitivo di Manduria del 55%.

Volumi superiori alle previsioni per la raccolta. Chiusa le vendemmia, il mercato ha 5 milioni di ettolitri in più. Caso a parte per il Prosecco Doc, +25 per cento la domanda di bottiglie vendute, prezzi aumentati di 2-2,5 euro, volumi della vendemmia che permettono un aumento dell’imbottigliamento solo del 15 per cento. Difficile dunque pensare che il prezzo cali.

Da non tralasciare, infine, il peso sull’export nostrano dei mercati dei Paesi coinvolti nel conflitto:
ricordando che il 30% del vino importato dalla Russia viene dall’Italia (e forse di più, se tiene conto delle triangolazioni), si ritiene che arriverà un contraccolpo soprattutto per alcuni spumanti come l’Asti, come pure per Lambrusco, per i vini fermi siciliani e della Veneto Doc. La frenata sarà particolarmente avvertita se si pensa che l’Ucraina negli ultimi 5 anni aveva incrementato del 200% i suoi acquisti dall’Italia e, come mercato aggregato, Russia + Ucraina rappresentano il 6% dell’export italiano.

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