Granarolo: l’applauso di Confagricoltura

Alfredo Lucchini, Confagricoltura Piacenza

Confagricoltura plaude all’iniziativa di Granarolo che ha deciso di riconoscere agli allevatori un aumento del prezzo del latte alla stalla.

“Auspichiamo vivamente – afferma il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti – che questa scelta di venire incontro agli allevatori, che rappresentano un comparto che vale oltre 16 miliardi di euro e occupa più di 100.000 persone, costituisca un esempio che verrà seguito da tutti gli altri gruppi industriali”.

“L’aumento del prezzo alla stalla di Granarolo sia d’esempio – gli fa eco Alfredo Lucchini, presidente della Sezione di prodotto lattiero-casearia di Confagricoltura Piacenza – ma non venga assunto come punto di riferimento, altrimenti rischiamo di ripercorrere la recente storia dei 41 centesimi indicati dal Tavolo latte, prezzo clamorosamente sbagliato”. Secondo Lucchini, la mancanza di latte porta la trasformazione a presentare offerte interessanti in questo momento, portando alcuni allevatori ad abbandonare il proprio conferimento storico, anche se potrebbe trattarsi di una scelta che li ripaga solo in questo momento.

“La situazione di mercato e soprattutto la crescita dei costi di produzione a cui si è sommata la siccità fanno sì che non si riesca ad avere, oggi, contezza di quella che potrebbe essere un’equa remunerazione nel giro di qualche mese – spiega Lucchini – la strategia per stabilizzare le quotazioni e garantire una prospettiva è quella che predichiamo e perseguiamo da tempo: aggregarsi mutualisticamente e fare lobby per assorbire gli urti e condividere meglio le difficoltà del settore”.

Secondo il dirigente di Confagricoltura Piacenza, la crisi ha portato un aumento dei costi di produzione di almeno 12 centesimi al litro rispetto al 2019, prima della pandemia. I Paesi che competono con l’Italia, con l’attuale prezzo, ricominceranno a produrre e l’Italia tornerà a importare.

Lucchini si concentra sul comparto del Grana Padano: “La nostra Dop in questi mesi, per le dinamiche di prezzo del latte, ha convogliato latte nella filiera dell’alimentare “snobbando” la produzione di formaggio che vede un calo dell’assorbimento di latte e di conseguenza un calo consistente della produzione di formaggio. Il nuovo piano produttivo del Grana Padano ha però predisposto la vendita anticipata di titoli a produrre su previsioni di espansione dei mercati. Vien da pensare – riflette Lucchini – che se si manterrà il trend negativo del 3%, il Consorzio di tutela restituirà il controvalore per le assegnazioni onerose di nuove quote dell’1% ai propri associati, confermando l’approccio poco inclusivo della Dop e questo mentre i similari continuano la loro crescita esponenziale”.

Gli aumenti di prezzo arriveranno prima o poi nel consumo, dove ci sarà di conseguenza una riduzione negli acquisti, conseguentemente pure la trasformazione dovrà rallentare, con il rischio che si riduca la produzione. “Un calo delle quantità di latte che possono essere assorbite dal mercato non è ipotesi così remota – conclude Lucchini – è indispensabile lavorare sulla la compattezza del fronte allevatoriale. Ci vorrebbe un organo interprofessionale che possa comprendere le logiche di formazione dei prezzi così da consentire ai produttori di latte di condividere queste informazioni in trasparenza per affrontare preparati le trattative. Invece oggi gli allevatori si trovano ancora attribuiti dei prezzi di conferimento determinati da dinamiche estremamente locali e discriminatorie, oltretutto a ridosso delle scadenze dei pagamenti”.

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